La Corte Suprema dell’Iran ha confermato la condanna a morte per un prigioniero musulmano sunnita. Shahram Ahmadi, che si trova nella prigione Rajai Shahr, può essere messo a morte in un qualsiasi momento.
Secondo fonti riservate, nella primavera del 2009, Ahmadi è stato colpito e ferito da agenti di sicurezza iraniani a Sanandaj prima di essere arrestato e portato in ospedale. E’ stato trasferito nei due centri di detenzione del Ministero dell’Intelligence di Sanandaj e Zanjan dove, stando a quanto riportato, è stato tenuto in isolamento per 60 mesi e sottoposto a interrogatori per poi essere accusato di “avere relazioni con gruppi salafiti e di aver ucciso l’Imam sunnita della preghiera del venerdì”. Con una mossa senza precedenti, le autorità iraniane avrebbero trasferito il fascicolo del caso di Ahmadi da Sanandaj al braccio 28 del Tribunale Rivoluzionario di Teheran, presieduto dal giudice Moghiseh. Secondo il processo giudiziario in Iran, il fascicolo degli imputati deve essere esaminato e indagato nel luogo in cui è stato commesso il presunto reato.
Ahmadi ha scritto e pubblicato diverse lettere dal carcere in cui nega le accuse di omicidio contro di lui e sostiene di essere stato arrestato solo perché è un predicatore dell’Islam sunnita.
Nell’autunno del 2012 il giudice Moghiseh ha condannato Ahmadi a morte in un processo veloce e a porte chiuse a cui ha partecipato l’avvocato d’ufficio di Ahmadi. La condanna a morte è stato poi trasferita alla Corte Suprema dove è stato chiamato per un nuovo processo. Secondo fonti riservate, il fascicolo del caso di Ahmadi è tornato al braccio 28 del Tribunale Rivoluzionario di Teheran dove il giudice Moghiseh ha nuovamente condannato a morte Ahmadi. La sentenza è poi passata nuovamente alla Corte Suprema e questa volta è stata confermata. Il fascicolo è stato poi inviato alla prigione Rajai Shahr per l’attuazione.
Il 27 dicembre del 2012 nella prigione Ghezelhesar di Karaj, le autorità hanno messo a morte il fratello di Shahram Ahmadi, Behram, insieme a altri nove prigionieri sunniti. Stando a quanto riportato, Behram Ahmadi è stato arrestato dalle autorità iraniane quando ancora non aveva compiuto 18 anni, nell’autunno del 2009.
Il 4 marzo 2014 altri sei prigionieri sunniti sono stati messi a morte dalle autorità nella prigione Ghezelhesar: Hamed Ahmadi, Jahangir Dehghani, Jamshid Dehghani, Kamal Molaei, Sedigh Mohammadi e Hadi Hosseini.
Attualmente sono almeno 40 i detenuti nel braccio 4 del carcere Rajai Shahr condannati a morte e a rischio di esecuzione. Molti di questi prigionieri sono stati arrestati nelle province a ovest dell’Iran, ma sono stati condannati a morte dalla sezione 28 del Tribunale Rivoluzionario di Teheran. Uno dei detenuti è Barzan Nasrollahzadeh che, secondo un documento ufficiale ottenuto da Iran Human Rights, era minore di 18 anni quando è stato arrestato dalle autorità iraniane. Ci sono prove schiaccianti che i prigionieri politici sunniti, accusati di associazione con gruppi salafiti, siano sottoposti a torture fisiche e psicologiche.
Iran Human Rights condanna la pena di morte per qualsiasi real ed esorta la comunità internazionale a considerare che i prigionieri in Iran vengono condannati dopo processi iniqui e non trasparenti.
“Shahram Ahmadi e altri detenuti sunniti che sono nel braccio della morte nella prigione Rajai Shahr devono poter accedere a un avvocato e avere processi aperti e giusti. Iran Human Rights chiede alla comunità internazionale di attivarsi per fermare l’esecuzione di Shahram Ahmadi e di tutti i prigionieri politici e di coscienza in Iran”, ha affermato Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce dell’organizzazione.
Fonte: Iran Human Rights