Ahmed Shaheed
L’Iran ha lanciato una sofisticata campagna diffamatoria contro il Relatore Speciale delle Nazioni Unite che sta indagando sulla violazione dei diritti umani nel Repubblica Islamica, attraverso la diffusione ampia di un cable manomesso di Wikileaks che pretende di dimostrare come il rappresentate dell’Onu abbia preso tangenti dalla Arabia Saudita.
In uno sforzo concertato volto a discriminare Ahmed Shaheed agli occhi del grande pubblico, le agenzie di stato iraniane e i siti web semi ufficiali hanno pubblicato simultaneamente articoli che sostengono che l’ambasciata saudita in Kuwait abbia dato un milione di dollari al rappresentate delle Nazioni Unite affinché prenda posizioni contro l’Iran. Tali notizie sono rimbalzate su molte prime pagine, martedì 28 luglio, e un funzionario iraniano ha usato le false informazioni per mettere in discussione la credibilità di Shaheed.
Le accuse si basano su un cable di Wikileaks la cui autenticità è stata messa in discussione dalla stessa organizzazione. “Si prega di dimostrare su quale cable si basano tali affermazioni. Non è possibile trovare una connessione tra l’articolo pubblicato e i nostri cable”, questa la risposta dall’account ufficiale di Wikileaks su Twitter a un sito che ha riportato la notizia. Anche Shaheed ha fortemente negato quanto riportato.
Un’analisi più approfondita del documento contraffatto rispetto ai cable sauditi originali pubblicati sul sito di Wikileaks ha dimostrato che le notizie sono state montate con l’aiuto di una tecnica digitale che unisce due reali intestazioni di lettere diplomatiche saudite e che crea un’intestazione completamente nuova che non esiste da nessuna altra parte.
La tempistica della recente campagna contro Shaheed è singolare. Arriva nel momento in cui Wikileaks ha pubblicato i cable scritti da missioni diplomatiche saudite in tutti il mondo, mostrando un’ossessione nei confronti del loro rivale regionale, Teheran.
Shaheed, ex ministro degli esteri delle Maldive, segue attentamente la violazione dei diritti umani in Iran e ha presentato una serie di relazioni schiaccianti alle Nazioni Unite, documentando violazioni diffuse e sistematiche nel paese, specialmente nell’uso della pena di morte e di arresti arbitrari di attivisti pacifici.
L’Iran ha ripetutamente condannato le relazione di Shaheed definendole infondate, faziose e basate su informazioni prese da fonti anti iraniane e gruppi terroristici. A Shaheed non è stato mai concesso di visitare l’Iran fin dall’inizio del suo mandato approvato dalle Nazioni Unite nel 2011. Recentemente si è unito a altri attivisti per i diritti umani per chiedere al presidente iraniano, Hassan Rouhani, di far seguire al successo dell’accordo sul nucleare il progresso dei diritti umani.
Hadi Ghaemi, della campagna internazionale per i diritti umani in Iran con base a New York (ICHRI), sostiene che le recenti rivendicazioni contro Shaheed sono una continuazione di una lunga campagna delle autorità iraniane tesa a screditare sia il suo lavoro che la sua persona. “Gli attacchi contro Sheed non sono nuovi: gli ufficiali iraniani e i media dalla linea dura hanno cercato per anni di diffamare Shaheed e minare la credibilità del suo lavoro”, ha riferito Ghaemi al Guardian. “Raggiunto l’accordo sul nucleare, ci si aspetta che le richieste di riforme politiche e sociali aumentino in Iran. I falchi vogliono prevenire un maggiore slancio verso le riforme. Criticare ferocemente il Relatore Speciale, il cui lavoro è apprezzato a livello internazionale, e che ha esplicitamente chiesto di porre nuovamente l’attenzione sui diritti umani ore che è stato raggiunto l’accordo sul nucleare, è un modo per farlo”.
Mani Mostofi di Impact Iran, gruppo che lavora per portare alla luce la questione dei diritti umani nella Repubblica Islamica, ha detto: ” Opportunamente, Wikileaks ha un archivio in cui si può fare una ricerca completa. Una semplice ricerca per Ahmed Shaheed o altre parole chiave non produce documenti a supporto della loro tesi assurda. Niente. Dato che questa storia è così facile da verificare o da smontare, ci si deve chiedere perché i media di stato iraniani si affrettino a pubblicare qualcosa di così infondato sulle loro prime pagine”.