Salar Shadizadi
Le autorità iraniane devono immediatamente interrompere l’attuazione della condanna a morte del giovane Salar Shadizadi e concedere senza indugio la revisione del processo chiesta dai suoi avvocati all’inizio di questa settimana, ha affermato Amnesty International.
L’esecuzione di Salar Shadizadi, che è stato incarcerato e condannato a morte per un reato commesso quando aveva appena 15 anni, era stata originariamente fissata per il primo agosto e poi rimandata al 10 agosto in seguito a una protesta internazionale.
“Mettere a morte Salar Shadizadi sarebbe un grave colpo agli obblighi dell’Iran relativi alla legislazione sui diritti umani, che vieta nella maniera più assoluta la pena capitale per reati commessi da persone che hanno meno di 18 anni. Portare a termine una esecuzione durante la richiesta di revisione di un processo sarebbe anche uno schiaffo alla giustizia”, ha dichiarato Said Boumedouha, direttore per il Programma Medio Oriente e Nord Africa di Amnesty International.
Salar Shadizadi, oggi ventiquattrenne, è stato condannato a morte per l’omicidio di un amico nel 2007 nell’ambito del principio islamico della qesas (legge del taglione), che assicura alla famiglia della vittima il diritto esclusivo del perdono.
“Le autorità iraniane si stanno sottraendo alle loro responsabilità condannando a morte Salar Shadizadi e sostenendo poi che il suo destino è nelle mani delle famiglie coinvolte. Devono immediatamente annullare la sentenza e garantirgli una giusta revisione del processo senza ricorrere alla pena di morte”, ha spiegato Said Boumedouha.
Nel 2013, Salar Shadizadi ha chiesto di rivedere il suo caso sulla base di una norma del nuovo Codice Penale, diventato legge nel maggio 2013, che permette ai giudici di escludere l’uso della pena capitale se determinano che l’imputato minorenne non ha compreso la natura del reato o le sue conseguenze, o se ci sono dubbi sulla sua “crescita e maturità mentale”.
Stando a quanto riportato da Amnesty International, la sua richiesta era stata accolta dalla Corte Suprema iraniana, ma non aveva avuto seguito in un nuovo processo. Salar Shadizadi è stato mandato presso l’Organizzazione Medico Legale, che ha sostenuto di non poter esaminare la sua crescita mentale a 7 anni dall’omicidio. Questi risultati sono poi arrivati alla Corte Suprema, che ha confermato la condanna a morte.
Si ritiene che almeno 72 minorenni colpevoli di reati siano stati messi a morte in Iran tra il 2005 e il 2015 e almeno 160 minori siano attualmente nel braccio della morte. Il Comitato ONU per i diritti del bambino ha intenzione di rivedere l’attuazione da parte dell’Iran della Convenzione sui diritti del bambino nel gennaio 2016.
Amnesty International ha recentemente denunciato l’impressionante impennata di esecuzioni in Iran nel corso del 2015. Le ragioni di questo incremento non sono chiare, ma la maggior parte delle persone messe a morte nel 2015 era stata condannata per reati di droga.