Due settimane dopo la sua sensazionale vittoria, il presidente eletto Hassan Rouhani ha espresso opinioni piuttosto progressiste per quanto riguarda i diritti civili, la libertà di espressione e Internet. I social network come Facebook sarebbero, secondo lui, un fenomeno benvenuto.
In un’intervista a Chelcheragh, un popolare magazine diretto ai giovani iraniani, Rouhani ha dichiarato che si oppone alla discriminazione di genere nella società, che lavorerà per ridurre al minimo la censura e che crede che mettere filtri a Internet sia inutile.
“Nell’era della rivoluzione digitale, non si può vivere o governare in quarantena”, ha detto in modo tale da rendere chiaro che si oppone fermamente al giro di vite delle autorità sugli iraniani che posseggono parabole satellitari, installate a milioni sui tetti delle case per avere accesso alle tv straniere, illegali nel Paese.
Rouhani, che ha promesso di portare la Repubblica Islamica sul sentiero della moderazione dopo gli otto anni sotto il presidente Mahmoud Ahmadinejad, ha denunciato che fino ad ora i diritti dei cittadini sono stati dimenticati.
Il nuovo presidente ha poi sottolineato il fatto che ha corso alle elezioni di giugno come candidato che criticava l’attuale situazione e anche perché sentiva che il Paese era in pericolo.
“Oggi la natura repubblicana del nostro Paese è messa in ombra da una determinata interpretazione dei principi islamici”, ha continuato Rouhani.
Il riferimento alla natura repubblicana dell’Iran indica che la legittimazione della Repubblica Islamica deve venire dal voto popolare.
“Alcuni principi della nostra costituzione sono stati enfatizzati, altri invece dimenticati, ecco perché siamo di fronte a uno squilibrio, – ha dichiarato il presidente – la libertà e i diritti delle persone sono stati ignorati ma quelli dei potenti sono stati amplificati. Limitare il diritto di critica porta solo alla repressione e all’inefficienza.”
Per quanto riguarda la censura del web, Rouhani ha detto che alcune delle misure prese dalle autorità per limitare l’accesso a Internet non sono state fatte in buona fede e hanno motivazioni politiche.
“Ci sono ragioni politiche. Hanno paura della libertà che le persone possono avere una volta online, ecco perché cercano di limitare l’informazione. Ma la censura non produce risultati utili”, ha dichiarato. “Chi sostiene la censura del web dovrebbe spiegare se sono riusciti davvero a limitare l’accesso all’informazione – ha aggiunto – quali importanti notizie sono riusciti a oscurare negli ultimi anni? La censura non ha impedito alla gente di aver accesso ai siti immorali, quelli pornografici. Un diffuso filtraggio di Internet aumenterà soltanto la mancanza di fiducia della popolazione nei confronti dello stato.”
L’accesso a centinaia di migliaia di siti è bloccato in Iran, inclusi Facebook e Twitter, ma milioni di iraniani vi accedono grazie a software anti-filtri e servizi VPN (network virtuali privati).
Nonostante la censura, la campagna di Rouhani è stata attiva su entrambi i social network.
“Lo spazio virtuale è uno strumento e può essere un’opportunità o una minaccia”, ha detto Rouhani. “Ricordo che l’ex presidente Rafsanjani ha definito una volta i social network un fenomeno gradito. E in effetti lo sono.”
Dalla vittoria di Rouhani, gli utenti web hanno riportato un relativo alleggerimento della censura online e dicono che l’accesso alle reti VPN è stato ristabilito.
Rouhani si è anche impegnato a ridurre al minimo la censura in ambito artistico e culturale e ha detto che lo stato, piuttosto che interferire negli affari degli artisti e degli esponenti della cultura, dovrebbe garantire loro sicurezza.
Sulla questione delle donne che indossano l’hijab, un tema spinoso in un Paese con milioni di persone che si lamentano degli obblighi religiosi in materia di abbigliamento, il presidente eletto ha detto che è contro il giro di vite contro le donne non velate e che tutto dovrebbe essere lasciato alla volontà personale.
Ogni estate, quando il sole batte e rende difficile rispettare il codice di abbigliamento islamico, la polizia religiosa va nelle strade e controlla chi non è vestito in maniera appropriata. “Sono contro queste azioni” afferma Rouhani “una donna senza hijab non è necessariamente una donna senza virtù”.
Nell’intervista, Rouhani ha detto che si oppone alla discriminazione di uomini e donne, anche nelle università, e ha criticato i politici che non vogliono le donne allo stadio.
Rouhani ha attaccato anche IRIB, la tv di stato, altoparlante del sistema di potere: “larga parte dei giovani ignora la tv di stato perché non vedono in essa l’onestà, la moralità e la giustizia che merita. Quando la televisione manda in onda un programma sulla nascita di un panda in uno zoo cinese, ma non mostra le immagini dei lavoratori che protestano perché non vengono pagati da sei mesi, è ovvio che la popolazione e i giovani la ignorino. La soluzione è avere libertà di espressione. Se un giorno la nostra tv avrà più notizie di network stranieri come la Bbc, allora la popolazione tornerà ad affezionarsi.”
Rouhani aveva già criticato IRIB. Nel suo primo discorso dopo le elezioni, ha detto che una nazione legittimata dal suo popolo non deve aver paura di una stampa libera. Il presidente aveva anche aggiunto: “un’ingiustizia è un’ingiustizia. Si usano due pesi e due misure quando definiamo ingiustizia quella che accade in uno stato non amico e poi quella stessa cosa non la definiamo tale in uno stato amico. I diritti umani sono gli stessi in ogni parte del mondo”.
Fonte: The Guardian