Due giorni dopo il rilascio su cauzione, Hossein Ronaghi Maleki, blogger e attivista per i diritti umani, torna a scrivere un post sul suo blog. Erano 32 mesi – 32 mesi trascorsi in prigione in condizioni di salute spesso drammatiche – che non aveva più potuto farlo.
Condannato a 15 anni di detenzione, Ronaghi Maleki è stato rilasciato anche grazie all’intensa campagna degli attivisti, iraniani e di tutto il mondo, preoccupati per la sua situazione fisica (attività renale gravemente compromessa) che ha reso necessari in questi anni di carcere numerosi interventi chirurgici.
Il testo di questo primo post è stato tradotto in inglese da Persianbanoo. Lo riportiamo per intero.
Non ci sono orologi alla parete,
Non c’ è tempo.
Non ci sono ombre che strisciano sul pavimento della cella dall’alba al tramonto.
Non c’è nemmeno luce né oscurità e non c’è nessuna porta.
Dopo 32 mesi senza poter scrivere nel mio blog, sono arrivato oggi, nel giorno che dicono sia la Giornata della Calligrafia, per prendere la mia penna e scrivere, e per dire che mi sento bene, perché il volto di mia madre sprizza di gioia, non piange più e il suo tic nervoso agli occhi si è placato.
Il mal di schiena di mio fratello va meglio, e ride di nuovo. Mio padre non è più agitato o stressato. Tiene la schiena dritta e la testa bella alta.
Le mie sorelle, invece di piangere e ridere, mi abbracciano e mi baciano.
Non guardo più il mio nipotino da dietro le sbarre. Il suo desiderio di abbracciare lo zio può essere esaudito, ora.
I miei amici sono tutti felici, e non so cosa posso dire per tutta la gentilezza e l’affetto che mi mostrano.
Faccio ancora fatica a capire perché, quando gli estranei mi vedono, vogliono abbracciarmi, o perché sono contenti o perché piangono.
Sono ancora intrappolato in questi sentimenti, non so se dovrei piangere o sorridere. Essere felice o triste.
Non sento più le voci sconvolte dei miei amici, o le loro urla. Sono tutti contenti, ora.
Cosa è accaduto perché le cose cambiassero così profondamente? Nel volgere di due giorni, quale altro miracolo, tranne il miracolo della libertà, può cambiare così tanto le cose?
Non so, adesso che sono fuori, provo vergogna nei confronti di quelli che sono ancora in carcere con problemi di salute. Devo dire che provo un dolore…
Anche con tutto questo dolore e infelicità, devo dire, voglio avere una vita e rendere la vita possibile.
Non so, davvero non so! Forse è perché ancora non riesco a credere a quello che è successo e ancora non capisco a fondo l’entità del dramma che è avvenuto.
Nonostante tutte queste cose, uno non riesce a crederci!
P.S. Sono stato colto di sorpresa, mi hanno fatto una festa di compleanno. Sono così contento di apprendere che anche Aref Darvish è stato rilasciato… E sono molto felice perché il regalo di compleanno che mi hanno fatto era un libro di poesie di Ahmad Shamlou.
Nota: I versi iniziali sono tratti da una poesia di Langston Hughes, tradotta in persiano da Shamlou.
Fonte: Blog di Persianbanoo