Attivisti per i diritti umani e mondo dello spettacolo insieme per salvare Keywan Karimi, il regista curdo iraniano condannato a 6 anni di carcere e 223 frustate per “aver offeso le istituzioni sacre dell’Iran” con i suoi film. A poche ore dalla visita in Italia del Presidente della Repubblica Islamica Iraniana Hassan Rouhani, Iran Human Rights Italia vuole porre all’attenzione dell’opinione pubblica, dei media e delle istituzioni il caso, purtroppo non isolato, di Karimi, attraverso l’evento:
“Riprese Proibite”
La persecuzione del regista curdo iraniano Keywan Karimi
Casa del Cinema di Roma – Largo Marcello Mastroianni, 1 Sala Kodak – 12 novembre ore 11.00
Modera e introduce Cristina Annunziata, Presidente di Iran Human Rights Italia
Intervengono:
Costanza Saccarelli, manager dello spettacolo e attivista per i diritti umani
Daniele Cini, Associazione 100Autori
Riccardo Noury, Portavoce di Amnesty International Italia
Saranno proiettati e disponibili per la stampa:
video intervista a Keywan Karimi
video appello del regista Daniele Vicari
video testimonianza del regista Mohsen Makhmalbaf
contributo video del giornalista Ahmad Rafat
L’evento ha ricevuto il sostegno del SNGCI – Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani e del SNCCI - Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani.
Il caso giudiziario di Keywan Karimi
L’11 ottobre 2015 un tribunale di Teheran ha condannato in primo grado Keywan Karimi a 6 anni di carcere e 223 frustate. Il giovane regista, noto a livello internazionale per il cortometraggio “L’avventura di due sposi”, basato su una novella di Italo Calvino, è stato accusato di “aver offeso le istituzioni sacre dell’Iran” attraverso i suoi film. Karimi e i suoi legali hanno già presentato ricorso in appello, ma potrebbe finire in carcere da un momento all’altro.
Tutto comincia il 14 dicembre 2013, quando la polizia fa irruzione in casa del regista con un mandato di arresto. Lo prelevano, confiscando i suoi hard disk e altro materiale, e lo portano in carcere, dove è interrogato e tenuto in isolamento per due settimane. L’accusa a suo carico è di aver insultato il regime per un video musicale e un documentario rinvenuti nei sui suoi hard disk. Il 26 dicembre 2013, Karimi viene rilasciato su cauzione. Tra marzo 2014 e settembre 2015, il regista si presenta in tribunale otto volte per fornire le prove in sua difesa. Il 22 settembre, il giorno dopo il suo trentesimo compleanno, viene condannato” a due anni di carcere e 90 frustate con l’accusa di “aver insultato l’Islam”. Il 13 ottobre il suo avvocato riceve una lettera ufficiale nella quale, invece, la sentenza è di 6 anni di detenzione e 223 frustate.
L’accusa a suo carico si baserebbe su un documentario intitolato “Scrivere sulla città”, mai proiettato, sull’uso dei graffiti dalla rivoluzione islamica del 1979 alla rielezione di Mah- moud Ahmadinejad nel 2009. Secondo Karimi ad irritare le istituzioni iraniane sarebbe sta- to anche “Frontiere Spezzate”, cortometraggio che denuncia il contrabbando di gasolio verso il Kurdistan iracheno, attraverso i monti Zagros.
L’appello alle istituzioni
Iran Human Rights Italia, associazione che da anni denuncia le costanti violazioni dei diritti umani in Iran, crede che gli incontri istituzionali previsti in occasione della visita ufficiale del presidente Rouhani in Italia per i prossimi giorni siano un’occasione da non perdere: l’Italia può certamente trovare nell’Iran un partner sempre più importante, ma senza che questo avvenga dimenticando i diritti e le libertà di milioni di iraniani. E’ per questo che Iran Human Rights Italia ha scritto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi per sottoporre al Governo l’attuale situazione dei diritti umani in Iran. Il tentativo di limitare la libertà di espressione del giovane film maker Keywan Karimi, con una pesante condanna, è solo un esempio di quanto continua ad accadere oggi in Iran. “Vi è un’infinita speranza ma non per noi, e questo è valido anche in Iran”, così Karimi, citando Kafka in una recente intervista rilasciata a “Il Manifesto”, fa riferimento alle speranze riposte nella presidenza Rouhani, alle aspettative di importanti cambiamenti sociali finora disattese. “In questo preciso momento storico è fondamentale – afferma Cristina Annunziata, presidente di Iran Human Rights Italia – che l’opinione pubblica e soprattutto le istituzioni italiane contribuiscano a dare anche ai diritti umani e alle libertà civili un’opportunità”.
Firmate la petizione per Keywan Karimi su change.org.