Reporter senza frontiere: “L’Iran internazionalizza la repressione del dissenso” | Iran Human Rights

Reporter senza frontiere: “L’Iran internazionalizza la repressione del dissenso”

Cerimonia inaugurale della prima unità della “cyber-polizia” di Teheran

Con un lungo comunicato, l’organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa Reporter senza frontiere condanna una serie di episodi, verificatisi nel corso delle ultime settimane, che dimostrano come sempre più spesso le autorità iraniane esercitino varie forme di pressione  contro i parenti (rimasti in patria) di giornalisti iraniani, blogger e attivisti online che lavorano all’estero per media stranieri, in modo da ricattare questi ultimi.

“L’organizzazione – si legge nel testo – è profondamente scioccata per i metodi bassi e subdoli che il regime usa per mettere pressione sui suoi critici nei media e online, sia in Iran che all’estero. Coloro che sono stati costretti a rifugiarsi all’estero per sfuggire alla repressione indiscriminata della Repubblica islamica non si trovano al sicuro neppure quando trovano rifugio in paesi che rispettano la liberà di espressione.”

 

Questo il testo del comunicato:

Reporter senza frontiere condanna con fermezza la pratica di trattenere come ostaggi i parenti di attivisti online residenti all’estero e di perseguitare le famiglie dei giornalisti che lavorano per media stranieri. L’organizzazione deplora anche il fatto che circa 10 blogger e internauti siano stati arrestati a partire dal 21 maggio a Teheran, Mashhad, Hamadan e in altre città con l’accusa di “offese all’Islam.”

La Cyber-polizia di Hamadan ha detto che il responsabile di una pagina di social network “che offendeva l’Islam e gli imam sciiti” è stato rintracciato e arrestato il 25 giugno. Reporter senza frontiere non è ancora in grado di confermare con esattezza il numero e l’identità di coloro che sono stati arrestati con accuse simili nei giorni scorsi.

Kaleme, un sito web che sostiene i riformisti in Iran, riporta: “L’ondata di arresti di attivisti online in Iran è cominciata alla fine di maggio. Molte delle vittime sono studenti. Funzionari della sicurezza stanno facendo pressioni sulle loro famiglie perché non dicano nulla e non si mettano in contatto con i media.”

Stando alle informazioni ottenute da Reporter senza frontiere, il Centro per la sorveglianza del crimine organizzato, un’agenzia creata dalla Guardia rivoluzionaria, ha avuto un ruolo attivo nell’identificazione e nell’arresto di questi attivisti online. I detenuti sono attualmente rinchiusi nella prigione di Evin a Teheran, dove sono stati collocati in celle di isolamento nella sezione 240 (sotto il controllo della Guardia rivoluzionaria) o nella sezione 209 (sotto il controllo del Ministero della sicurezza).

Yashar Khameneh, uno studente iraniano che risiede in Europa, ha scritto nel suo blog il 26 giugno: “Mio padre, Abbas Khameneh, è stato un ostaggio del Ministero della sicurezza nelle 5 settimane scorse. Nessuna accusa è stata mossa contro di lui, e non è stato autorizzato a parlare con un avvocato o a ricevere visite. E’ stato arrestato perché è mio padre.

Pochi giorni dopo il suo arresto, lo hanno minacciato di metterlo a morte se io non avessi inviato un video in cui dicevo di essere dispiaciuto per quello che avevo scritto. Io l’ho fatto, ma loro ancora non hanno rilasciato mio padre e ora stanno chiedendo tutte le informazioni possibili sul mio indirizzo email e sui miei account Facebook, nonché la chiusura della pagina ‘Campagna internazionale per l’Iman Naghi’ [una pagina Facebook satirica sul decimo dei 12 imam sciiti] e il mio ritorno in Iran.”

Non è questa la prima volta che il regime ha minacciato le famiglie dei giornalisti residenti all’estero o ha usato forme di intimidazione come strumento per imporre la sua legge sui media. Steven W.Korn, direttore di Radio Free Europe / Radio Liberty (con sede a Praga), e Arman Mostofi, direttore di Radio Farda (la sezione in lingua persiana di Radio Free Europe), hanno raccontato il 12 giugno che le minacce contro le famiglie dei giornalisti residenti all’estero di Radio Farda si sono intensificate nel corso dell’ultimo anno.

Peter Horrocks, direttore delle news internazionali della BBC, ha raccontato nello scorso mese di ottobre che i parenti di iraniani che lavorano a Londra per il canale televisivo BBC Persian sono stati perseguitati dalle autorità iraniane in seguito alla trasmissione di un documentario sulla Guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei. Horrocks ha detto che i familiari sono stati convocati per interrogatori, i loro passaporti sono stati confiscati e ad alcuni è stato proibito di lasciare il paese.

Una giornalista che lavorava per la BBC Persian Television ha persino dovuto acconsentire ad essere interrogata via Internet dopo che la sorella era stata arrestata dal ministero della sicurezza.

“Immersa nella corruzione e nella tirannia, la teocrazia iraniana chiude la porta alla libertà di opinione e di espressione manipolando la religione e usando ripetutamente l’accusa di ‘offesa all’Islam’ con lo scopo di reprimere qualsiasi dibattito,” ha detto Reporter senza frontiere.

“L’organizzazione è profondamente scioccata per i metodi bassi e subdoli che il regime usa per mettere pressione sui suoi critici nei media e online, sia in Iran che all’estero. Coloro che sono stati costretti a rifugiarsi all’estero per sfuggire alla repressione indiscriminata della Repubblica islamica non si trovano al sicuro neppure quando trovano rifugio in paesi che rispettano la liberà di espressione.”

“La comunità internazionale deve reagire,” ha aggiunto Reporter senza frontiere. “Esortiamo l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni unite Navi Pillay a condannare come crimine commesso dallo stato iraniano questi veri e propri sequestri di persona e questa persecuzione dei parenti di dissidenti”.

 

Fonte: Reporter senza frontiere

Iran Human Rights Italia Onlus è la sezione italiana di Iran Human Rights(IHR), organizzazione non governativa, apartitica e politicamente indipendente che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007.

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