Ahmed Shaheed, Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, ha presentato a Ginevra, durante la sessione del Human Rights Council, il suo nuovo rapporto (che può essere letto in inglese o scaricato in formato pdf seguendo questo link). Il dottor Shaheed ha espresso profonda preoccupazione per la situazione generale dei diritti umani in Iran, denunciando la tortura “diffusa e sistematica”, così come il vessazioni, gli arresti e gli attacchi contro i difensori dei diritti umani, gli avvocati e i giornalisti.
“La situazione prevalente dei diritti umani in Iran continua a giustificare la nostra preoccupazione, e richiederà una vasta gamma di soluzioni che siano al tempo stesso rispettose delle prospettive culturali e consapevoli dell’universalità dei diritti umani fondamentali promulgati dai trattati internazionale di cui l’Iran è partecipe”, ha detto Shaheed.
Secondo Shaheed l’Iran ha fatto alcuni “progressi notevoli” nel campo dei diritti delle donne, tra cui i progressi in materia di sanità, di alfabetizzazione e nei tassi di iscrizione scolastica sia a livello primario che secondario.
“Tuttavia, le notizie sulle recenti politiche che vietano l’accesso delle donne a una serie di settori di studio, limitano ulteriormente la libertà di movimento delle donne, e le attuali politiche che ostacolano la possibilità delle donne di raggiungere alcune posizioni decisionali nel governo, continuano a rappresentare un problema”, ha osservato .
Allo stesso tempo, un “gran numero di relazioni e rapporti” che gli sono stati trasmessi nel corso dell’anno passato indica che la situazione per i soggetti che in Iran si adoperano per la promozione dei diritti umani, o che documentano le violazioni di quegli stessi diritti, è “grave e continua a peggiorare.”
Le persone che difendono i diritti delle donne, le minoranze religiose ed etniche, così come quelli che lavorano per accrescere il rispetto per l’ambiente, i lavoratori e i minori continuano ad essere sottoposti a vessazioni, arresti, interrogatori e torture e sono “spesso accusati di crimini vagamente definiti contro la sicurezza nazionale, il che ha apparentemente lo scopo di erodere il fronte di difesa dei diritti umani nel paese “, ha proseguito Shaheed.
“Il mio rapporto – ha anche detto Ahmed Shaheed – presenta anche quelle che sembrano prove inconfutabili che la tortura viene impiegata in Iran in una area geograficamente sempre più vasta e su base sistematica (da un gran numero di organismi governativi).”
Il relatore speciale ha anche espresso preoccupazione per l’alto numero di esecuzioni in Iran, la maggioranza delle quali continuano ad avvenire per condanne legate al traffico di droga, reato che non corrisponde agli standard internazionali dei “crimini molto gravi” per i quali la pena capitale può essere comminata.
Nel mese scorso il dott. Shaheed ha raccolto vari suoi colleghi esperti di diritti umani per chiedere all’Iran di fermare immediatamente la recente ondata di arresti di giornalisti e di liberare quelli già detenuti, la maggior parte dei quali lavorano per organi di informazione indipendenti.
“Abbiamo sottolineato la nostra preoccupazione che quegli arresti facciano parte di una campagna più ampia di repressione dei giornalisti indipendenti e dei mezzi di comunicazione, con l’accusa di aver collaborato con media stranieri ‘anti-rivoluzionari’ e con organizzazioni per i diritti umani “.
Secondo il Relatore speciale circa 40 avvocati sono stati perseguiti dal 2009, e almeno il 10 sono attualmente detenuti. Inoltre, è stato riportato che 110 esponenti della minoranza religiosa Baha’i sono attualmente detenuti in Iran per avere praticato la loro fede, e che almeno 13 cristiani protestanti sono attualmente rinchiusi nei centri di detenzione di tutto l’Iran, mentre i Dervisci, i membri della fede Yarasen, e i musulmani sunniti continuano ad essere fatti oggetto di attività punitive, il che desta serie preoccupazioni per la situazione delle minoranze religiose nel paese.
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Non si è fatta attendere, come prevedibile, la durissima risposta del regime iraniano al Rapporto presentato dal dott. Shaheed. Mohammad Javad Larijani, segretario generale dell’Alto Consiglio iraniano per i diritti umani (nonché fratello del capo della magistratura Sadegh Larijani e del portavoce del parlamento Ali Larijani), ha definito “totalmente inaccettabile la metodologia” usata dal rapporto, che sarebbe a suo dire “privo di fondamento”. Secondo Larijani il rapporto “puzza di ignoranza nei confronti del patrimonio culturale iraniano ed è stato redatto in cooperazione con gruppi terroristici.” Anche il Ministero degli esteri iraniano, in una nota diffusa nei giorni scorsi, ha definito il rapporto del Relatore speciale Onu “politicamente motivato, fazioso, e privo di basi giuridiche.” “In aggiunta – prosegue la nota – le sue affermazioni sono basate su racconti e testimonianze di nemici dell’Iran”.
FONTI: Nazioni Unite e Press Tv