Nuova ondata di repressione contro la libertà di stampa: 14 giornalisti arrestati in 3 giorni | Iran Human Rights

Nuova ondata di repressione contro la libertà di stampa: 14 giornalisti arrestati in 3 giorni

12 dei 14 giornalisti arrestati.

14 giornalisti arrestati in Iran tra sabato 26 e lunedì 28 gennaio. Le redazioni di 4 quotidiani (Arman, Bahar, Etemad e Shargh) e un settimanale (Aseman) perquisite in contemporanea da agenti in borghese del ministero della Sicurezza nella giornata di domenica 27. In più, altri giornalisti convocati presso il tribunale rivoluzionario per interrogatori e, forse, altri mandati di cattura in attesa esecuzione nei giorni a venire. Queste le notizie che arrivano nelle ultime ore dall’Iran.

Si tratta di un’allarmante escalation della repressione contro la stampa iraniana non allineata, tanto più grave perché dimostra che, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali di giugno prossimo, il regime di Teheran non solo non dà ascolto alle richieste di allentare la pressione contro l’opposizione per dare luogo a votazioni libere, ma stringe ancora di più la sua morsa contro gli operatori dell’informazione con il chiaro intento di lanciare un segnale che vale da oggi fino a giugno: non saranno tollerate voci libere, non sarà permesso che in campagna elettorale i riformisti possano utilizzare contro il governo i media a loro vicini.

I primi ad essere arrestati, nella notte del 26 gennaio, sono stati Milad Fadai Asl, capo servizio del settore politico dell’ILNA (Iranian Labour News Agency) e Soleyman Mohammadi, del quotidiano Bahar. Le ultime notizie segnalano la loro presenza nel carcere di Evin a Teheran. Ancora nulla si sa dei 10 che sono stati arrestati domenica 27, nel corso dei 5 raid presso le sedi dei rispettivi giornali, perquisite e messe a soqquadro. Sono Sasan Aghaii, Javad Daliri e Nasrin Takhayori di Etemad; Motareh Shafii, Narges Joudaki e Saba Azarpeyk di Arman; Pouria Alami e Pejman Mousavi di SharghEmily Amraii di BaharAkbar Montajabi di Aseman. Il 28 gennaio, inoltre, è toccato a Keyvan Mehreghan, già redattore di Shargh, e a Hossein Yaghchi.

Alcuni di loro hanno già in passato conosciuto il carcere. Sasan Aghaii è stato in prigione più volte, tra l’altro nel 2002 quando era stato arrestato per avere partecipato ad una manifestazione non autorizzata nell’anniversario delle proteste studentesche del 1999, brutalmente represse dalle forze dell’ordine. Milad Fadai Asl era stato arrestato nel dicembre 2009 e condannato a un anno di detenzione per “propaganda contro il sistema”. Tra i giornali colpiti, Shargh ha una lunga vicenda di ordini di chiusura da parte della censura di regime: le pubblicazioni sono state sospese per quasi tre anni tra il 2007 e il 2010 e per 3 mesi nel 2012.

In alcuni casi anche le abitazioni dei giornalisti arrestati sono state perquisite, e i loro telefoni personali, così come i tesserini professionali, sono stati confiscati. I mandati di cattura sono stati emessi dal Tribunale dei Media e della Cultura, di recente istituzione. Tuttavia, in una dichiarazione riportata dall’agenzia Mehr, il ministro della Cultura e della Guida Islamica (l’Ershad), Mohammad Hosseini, ha detto che “le accuse non sono assolutamente collegate alle attività giornalistiche” degli arrestati. Mentre l’agenzia semiufficiale Fars News allude ad accuse di “legami con media stranieri”, in particolare con la BBC, aggiungendo che si tratterebbe di collaborazioni con media “controrivoluzionari” in lingua persiana. Va ricordato in proposito che, oltre che da BBC Persian, servizi in lingua Farsi vengono trasmessi dall’estero anche da Voice of America, Deutsche Welle, Radio France Internationale, Radio Farda e da Raha Tv. E non più tardi di pochi giorni fa il Procuratore generale Gholamhossein Mohseni Ejei, nel corso di una conferenza stampa, aveva minacciosamente affermato: “Mi sono giunte informazioni attendibili che certi giornalisti in Iran collaborano con gli occidentali e i contro-rivoluzionari“. E aveva inoltre definito questi giornalisti come “portavoce del nemico“.

Dall’inizio di gennaio, secondo quanto riportato da Reporters Sans Frontières, molti giornalisti sono stati convocati dalla Guardia rivoluzionaria o da funzionari del ministero della Sicurezza per interrogatori durante i quali sono state poste loro domande sulle elezioni presidenziali e sui candidati che intenderebbero sostenere. E’ stato anche chiesto loro  cosa pensassero del discorso tenuto dalla Guida suprema, Ayatollah Ali Khamenei, il 28 dicembre scorso. “Bisogna smetterla – aveva detto Khamenei – di continuare a dire che dobbiamo organizzare elezioni libere. Fin dal principio della Repubblica islamica le elezioni in Iran sono sempre state libere.

Christophe Deloire, segretario generale di RSF, ha duramente condannato gli arresti di questi giorni: “Le persecuzioni conto i giornalisti continuano ad intensificarsi di giorno in giorno“, ha detto Deloire. “L’Iran non è ancora emerso dall’era del terrore inaugurata dopo le contestate elezioni presidenziali di giugno 2009 – ha continuato Deloire – ed ora, cinque mesi prima delle prossime elezioni di giugno 2013, un chiaro avvertimento è stato dato: giornalisti e organi d’informazione saranno imbavagliati“. Reporters Sans Frontières chiede il rilascio immediato dei 14 giornalisti e afferma che le autorità iraniane “devono porre fine a queste ripetute ondate di arresti che hanno il solo scopo di assicurare la sopravvivenza e la stabilità del regime.

Analoga condanna giunge da Amnesty International, tramite le parole di Anne Harrison, vice-direttore del programma di A.I. per il Medio Oriente e il Nord-Africa. “I recenti esempi di arresti di giornalisti in Iran sono la conseguenza di restrizioni draconiane sull’esercizio della professione giornalistica, restrizioni che violano la libertà di informazione e devono essere attenuate.” – ha detto Harrison. “Tutti i giornalisti che sono in prigione in Iran per il semplice e pacifico svolgimento del loro lavoro devono essere rilasciati subito e senza condizioni.” – ha concluso Harrison.

Mohammad Sedigh Kaboudvand con il logo dell’RMMK, l’Organizzazione per i diritti umani del Kurdistan

Amnesty International ricorda che alla recente ondata di arresti che ha compito i giornalisti iraniani, va aggiunta anche la decisione di richiamare in prigione Mohammad Sedigh Kaboudvand, anche lui giornalista e attivista per i diritti umani curdo (è fondatore e segretario dell’Organizzazione per i diritti umani del Kurdistan). Kaboudvand, che è in pessime condizioni di salute ed era stato rilasciato con un permesso per ragioni mediche nel dicembre 2012, è tornato venerdì 25 gennaio nel carcere di Evin, dove sta scontando una condanna a 10 anni e mezzo di detenzione per il suo lavoro di giornalista e attivista. Era il primo congedo temporaneo dal carcere che gli veniva concesso dal 2007, anno del suo arresto.

 

Iran Human Rights Italia Onlus è la sezione italiana di Iran Human Rights(IHR), organizzazione non governativa, apartitica e politicamente indipendente che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007.

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