Il sindacalista e insegnante iraniano Mahmoud Beheshti Langroodi è in sciopero della fame, nel carcere di Evin, dallo scorso 26 novembre per protestare contro il processo iniquo a cui è stato sottoposto e la condanna a 9 anni di carcere. La sua salute e notevolmente peggiorata, ma Langroodi non ha intenzione di porre fine allo sciopero.
Arrestato il 6 settembre 2015, Langroodi sostiene che il suo processo è durato solo pochi minuti, non è stato affidato a un tribunale competente e si è svolto a porte chiuse.
In una dichiarazione rilasciata il 2 dicembre, Langroodi afferma: ” Ho trascorso 25 anni a insegnare ai bambini la vita di questa terra, ho più di 15 anni di attività sindacale a sostegno degli insegnanti iraniani e il 26 novembre sono entrato in sciopero della fame per protestare contro una sentenza ingiusta proclamata dal giudice Salavati, in un processo che è durato pochi minuti. Spero che le autorità giudiziarie mi concedano di lasciare il carcere fino a che la sentenza non venga riesaminata da un tribunale competete”.
Langroodi è uno dei sei membri in carcere del Consiglio di Coordinamento del sindacato degli insegnati iraniani (CCITTA), associato all’International Education. Gli altri cinque sono: Alireza Hashemi (detenuto dal 2007), Abdolreza Ghanbari (detenuto da gennaio 2010), Rasoul Bodaghi (detenuto da settembre 2009), Ali Akbar Baghani (detenuto da aprile 2010) e Esmael Abdi (detenuto da giugno 2015).
Negli ultimi mesi, il governo iraniano ha inasprito la repressione nei confronti degli insegnanti, cercando di mantenere in carcere il maggior numero di membri di associazioni di categoria iraniane.
Gli insegnanti iraniani hanno organizzato tre cicli di manifestazioni: a gennaio, a marzo e a maggio del 2015, per protestare contro i loro salari da fame. Chiedono l’istruzione gratuita per tutti, si sono fortemente opposti alla privatizzazione e alla commercializzazione del sistema educativo e chiedono che tutte le classi rispondano agli standard internazionali. Per queste richieste legittime hanno pagato un prezzo molto alto. Il loro ultimo tentativo di protesta, il 22 luglio, è stato represso dalle forze di sicurezza e circa un centinaio di insegnati sono stati arrestati.
Fonte: workers-iran.org