Il prigioniero politico Gholamreza Khosravi Savadjani, che è stato arrestato nel 2006, citato in giudizio dall’ufficio del Ministero della sicurezza a Rafsanjan e condannato in un primo tempo a 6 anni di detenzione, rischia ora la pena di morte in seguito alle nuove accuse di Moharebeh (guerra contro Dio), mosse contro di lui dal Ministero della difesa e dovute alla sua presunta collaborazione con l’Organizzazione dei Mojahedin del popolo.
Dopo alterne vicende e decisioni di vari tribunali, la condanna a morte di Khosravi è stata infine confermata dalla Corte suprema e di recente il prigioniero è stato informato verbalmente dalle autorità giudiziarie nella prigione di Evin che la sua esecuzione è prevista per settembre.
Molto spesso, negli ultimi anni, la data fissata per l’esecuzione, e anche il verdetto finale, non sono stati ufficialmente comunicati ai prigionieri, e i detenuti nel braccio della morte vengono messi a morte senza che siano avvisati i loro avvocati o le loro famiglie.
Gholamreza Khosravi era già stato arrestato nel 1981, quando aveva 16 anni. È stato rilasciato cinque anni dopo, una volta scontata la sua condanna.
Khosravi è stato poi nuovamente arrestato nel 2007, accusato dal Ministero della sicurezza di aver fatto donazioni in denaro all’Organizzazione dei Mojahedin (MKO/PMOI).
Durante la sua detenzione Khosravi è stato posto in isolamento per un totale di 40 mesi.
Venti di questi li ha passati nel carcere di Kerman. Dopo che il Ministero della difesa lo ha citato in giudizio è stato chiuso in cella di isolamento per altri 10 mesi nella prigione numero 64 dello stesso Ministero. Altri 10 mesi di isolamento li ha passati nel braccio 240 del carcere di Evin (Teheran) gestito dalla Guardia rivoluzionaria.
Gholamreza Khosravi, di professione saldatore, ha subito forti pressioni perché rilasciasse una pubblica confessione in un’intervista televisiva. Secondo quanto è stato riportato, la sua condanna a morte sarebbe basata su ammissioni ottenute sotto tortura.
Fonte: Persianbanoo