Iran Human Rights Italia partecipa alla giornata di mobilitazione promossa da Articolo21, in collaborazione con FNSI, UsigRai, RSF Italia, Amnesty International Italia e Pressing No Bavaglio per il 2 maggio a Roma. Alla vigilia della Giornata mondiale per la libertà di stampa, che si celebra in tutto il mondo il 3 maggio, diverse organizzazioni faranno sentire la loro voce con una maratona di sit-in davanti alle ambasciate di alcuni dei paesi che maggiormente censurano, arrestano e reprimono attraverso leggi liberticide operatori dell’informazione, filmmaker, docenti, musicisti, poeti e quanti vogliano esprimere liberamente la loro opinione.
A partire dalle 10 e fino alle 13 saremo in presidio davanti ai consolati di Iran, Egitto e Turchia. La mobilitazione si concluderà a Piazza Sant’Apostoli, nei pressi della rappresentanza italiana della Commissione Europea a cui gli organizzatori della manifestazione hanno chiesto di essere ricevuti. La stessa richiesta è stata rivolta anche al Ministro degli esteri, Paolo Gentiloni. Alle istituzioni sarà consegnato un documento in cui si chiede di avviare un’azione ufficiale a difesa della libertà di informazione, secondo quanto previsto dalla nostra Costituzione e dal Trattato dell’Unione Europea, sia nei confronti dei paesi partner che di alcuni paesi membri dell’UE.
Iran. Secondo la classifica 2016 sulla libertà di stampa di Reporter Sans Frontieres, la Repubblica Islamica dell’Iran è al 169esimo posto su 180 paesi presi in esame. Nonostante la distensione nelle relazioni internazionali, l’Iran rimane uno dei paesi più repressivi al mondo in termini di libertà di informazione. Giornali e giornalisti sono ancora vittime della guerra tra poteri. La legge sui media del 1986 (modificata nel 2000 e nel 2009 per includere anche le pubblicazioni on-line), consente alle istituzioni di perseguire gli operatori dell’informazione se “minano la Repubblica islamica”, “offendono la Guida Suprema” e “diffondono informazioni false “.
In occasione della mobilitazione Iran Human Rights Italia vuole accendere i riflettori su tre casi in particolare: Hossein Ronaghi Maleki, Isa Saharkhiz e Keywan Karimi.
Giornalista e attivista politico, Isa Saharkhiz è stato arrestato picchiato e imprigionato a seguito delle elezioni presidenziali del 2009. Dopo quattro anni di carcere, tra cui diversi mesi in isolamento, è stato rilasciato a ottobre 2013. Saharkhiz, una volta uscito dal carcere, ha continuato la sua attività di giornalista, esprimendo le sue opinioni su economia e politica. Per questo motivo è stato nuovamente arrestato il 2 novembre 2015 con l’accusa di “insulti alla Guida Suprema” e “propaganda contro il regime”. Dal suo arresto ha perso 20 kg. Le sue condizioni di salute sono molto gravi, soffre di problemi cardiaci e renali e, ad oggi, non ha accesso alle dovute cure mediche.
Hossein Ronaghi-Maleki, blogger e attivista per i diritti umani, è stato arrestato nel dicembre 2009 all’indomani della contestata rielezione di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica islamica iraniana. Sta scontando una condanna a 13 anni, nella prigione di Evin, per le sue iniziative in difesa dei diritti umani e per i contenuti dei suoi post, che secondo il codice penale iraniano sono perseguibili per “propaganda contro il sistema” e “offesa alla Guida suprema”. Già prima dell’arresto soffriva di problemi ai reni, ma le sue condizioni di salute sono peggiorate ulteriormente in carcere, soprattutto durante il periodo trascorso in cella di isolamento, quando ha subito torture e maltrattamenti. In considerazione del suo stato di salute, nel giugno 2015 ha ottenuto un permesso e ha trascorso 7 mesi a casa. Il 20 gennaio 2016 è stato chiamato nuovamente in carcere dove gli è negata l’assistenza medica necessaria.
Keywan Karimi, regista curdo-iraniano, è stato condannato lo scorso 21 febbraio, a un anno di carcere, 223 frustate e al pagamento di una multa di circa 600 euro. La sentenza definitiva arriva dopo più di due anni dal suo arresto. Il 14 dicembre 2013 la polizia fa irruzione nella sua casa, sequestra i suoi hard disk e lo porta in carcere. Viene rilasciato dopo 12 giorni di isolamento in seguito al pagamento della cauzione. Il 13 ottobre 2015 viene condannato in primo grado a 6 anni di carcere e 223 frustate con l’accusa di “aver insultato le istituzioni sacre” dell’Iran con il suo film “Wraiting on the city”. Oggi il giovane filmmaker rischia di finire in carcere per scontare la pena a 1 anno di detenzione.
Davanti all’ambasciata iraniana sarà presente anche Giuliano Montaldo, regista di “Sacco e Vanzetti”. Hanno assicurato la loro presenza anche il regista Mimmo Calopresti, i musicisti Patrizia Bovi, Marco Quaranta e Angelo Colone, l’attrice Monica Guerritore.
Associazioni, reti e singoli cittadini e cittadine sono invitati a partecipare e a portare il loro sostegno per la libertà di espressione nel mondo.
Hanno aderito alla mobilitazione: Associazione Amici di Padre Dall’Oglio, Associazione Amici di Roberto Morrione, Associazione Ayusya, Cantieri di Pace, Carta di Roma, Cipsi, Comitato Khaled Bakrawi, Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, Confronti, Coordinamento EELL pace e diritti umani, Forum del Terzo Settore, Italians for Darfur, LasciateCIEntrare, Lettera 22, Libera, LiberaInformazione, MoveOn Italia, Raqqa Is Being Slaughterd Silently, Rete della pace, Tavola della pace, UISP, Un Ponte per, Voglio Vivere Onlus di Biella.
Questo il programma:
Ore 10.00-11.00 – Consolato Iran – via Nomentana, di fronte alla basilica di S. Agnese (altro lato della via)
Ore 11.00-12.00 – Ambasciata Egitto – via Salaria 267
Ore 11.30-12.30 -Ambasciata Turchia – via Palestro angolo via San Martino della Battaglia (piazza Indipendenza).