IHR ai leader dei paesi non allineati in arrivo a Teheran: “Temiamo una nuova ondata di esecuzioni” | Iran Human Rights

IHR ai leader dei paesi non allineati in arrivo a Teheran: “Temiamo una nuova ondata di esecuzioni”

Iran Human Rights (IHR) mette  in guardia contro la possibilità di una nuova ondata di esecuzioni in Iran nelle prossime settimane. Varie notizie provenienti dal paese segnalano che le autorità iraniane stanno programmando di mettere a morte molti prigionieri, tra cui alcuni prigionieri politici e alcuni detenuti ritenuti colpevoli di spionaggio.

Molte delle esecuzioni avverranno con ogni probabilità nel periodo successivo al 16° vertice dei Paesi Non Allineati (NAM), in programma a Teheran dal 26 al 31 agosto. In tale circostanza è attesa  la partecipazione di importanti autorità provenienti da 40 paesi membri del NAM, da paesi osservatori e da organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite.

IHR esorta la comunità internazionale a prestare particolare attenzione all’Iran, nelle prossime settimane. “Ci sono molte notizie  – ha affermato  Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di IHR  - che fanno pensare che le autorità iraniane abbiano in programma per le settimane a venire numerose esecuzioni. Siamo profondamente preoccupati per questo ed esortiamo la comunità internazionale a reagire prima che sia troppo tardi.” “Chiediamo specificamente alle Nazioni Unite e ai leader dei paesi partecipanti al vertice dei Paesi Non Allineati – ha aggiunto Amiry-Moghaddam- di sollevare la questione della pena di morte in Iran.”

Non sono state riportate notizie di esecuzioni durante il sacro mese musulmano del Ramadan, che si è concluso il 20 agosto scorso. Ci si aspetta che nuove notizie di esecuzioni verranno alla luce il mese prossimo. Secondo il Rapporto annuale sulla pena di morte in Iran, l’anno scorso c’è stato un considerevole aumento delle esecuzioni dopo il Ramadan. Nel 2011 almeno 72 persone sono state messe a morte nelle prime tre settimane successive al mese sacro.

Nel corso dei mesi passati le autorità iraniane hanno mandato in onda varie volte, sulla televisione di stato, quelle che loro definiscono “confessioni” di cittadini iraniani coinvolti in presunti casi di spionaggio e di collaborazione con Israele. Il 6 agosto scorso la televisione di stato ha trasmesso quelle che si pretendevano fossero le confessioni di 14 sospettati (6 donne e 8 uomini) in relazione all’omicidio di cinque scienziati nucleari. Alcune delle persone le cui “confessioni” sono state trasmesse sono: Behzad Abdoli, Firouzeh Yeganeh, Maryam Zargar, Ramtin Mahdavi Moshaie, Arash Kheradkish e Maziar Ebrahimi.

IHR ritiene che le confessioni rese da questi prigionieri fossero sufficientemente gravi da porli a rischio di esecuzione.

IHR Italia sottolinea e sottopone in modo particolare all’attenzione della comunità internazionale e delle autorità italiane il caso specifico di Maziar Ebrahimi. Il fratello e la cognata di Ebrahimi, residenti in Italia, hanno ripetutamente proclamato la completa estraneità del loro congiunto sia rispetto alle accuse di spionaggio che ai casi di omicidio degli scienziati nucleari, e hanno riferito nel loro blog che Maziar Ebrahimi è detenuto da oltre due mesi “in incommunicado”, che la famiglia non ha potuto contattarlo, che non sono state  presentate contro di lui accuse formali che motivino la detenzione. Non risulta che abbia avuto accesso a un legale. E, tuttavia, le autorità lo hanno costretto a comparire nel già ricordato programma televisivo in cui di fatto è stato già presentato come “colpevole”, prima che sia stato sottoposto a un giusto processo.

In riferimento al caso di Maziar Ebrahimi e degli altri 13 sospettati per l’omicidio dei cinque scienziati nucleari, IHR Italia, anche rispettando il pieno diritto/dovere delle autorità iraniane di perseguire un crimine e di cercarne i colpevoli, ricorda tuttavia che esse non possono in alcun modo derogare, nemmeno in questo caso, agli obblighi previsti dai trattati internazionali in materia di diritti degli imputati, e in particolare agli articoli 9 e 10 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, ratificata dall’Iran nel 1976: il diritto alla immediata comunicazione delle accuse, il diritto alla difesa, il diritto a un processo equo e trasparente. IHR Italia sottolinea che tanto più questi diritti vanno tutelati in casi in cui gli imputati sono soggetti al rischio della pena capitale.

Ci sono inoltre altri prigionieri che sono in imminente pericolo di esecuzione che richiedono perciò attenzione urgente.

Gholamreza Khosravi, 50 anni, fu arrestato nel 2008 a Rafsanjan, nella provincia di Kerman (Sud-Est dell’Iran). L’accusa suo carico era inizialmente relativa al suo presunto appoggio a Simay Azadi, una stazione televisiva legata all’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo (MEK o PMOI).

Gholamreza Khosravi è stato condannato a morte dopo un secondo processo presso il Tribunale rivoluzionario di Teheran. E’ stato accusato di Moharebeh (guerra contro Dio) per i suoi presunti legami con il PMOI. La sua condanna a morte è stata confermata dalla Corte Suprema il 21 aprile scorso. Secondo fonti iraniane, la sua esecuzione è in programma il prossimo 10 settembre.

Abdolreza Ghanbari, 44 anni, insegnante, fu arrestato all’indomani delle proteste avvenute durante l’Ashura, nel dicembre 2009. E’ stato condannato a morte in base all’accusa di Moharebeh per i suoi presunti legami con il PMOI. La sua richiesta di grazia è stata respinta dalla Corte Suprema. Potrebbe essere messo a morte in qualsiasi momento.

Ahmad Daneshpour Moghaddam, 42 anni, e Mohsen Daneshpour Moghaddam, 69 anni, figlio e padre, furono a loro volta arrestati in relazione alle proteste in occasione dell’Ashura 2009. Sono stati accusati di Moharebeh per i loro presunti legami con il PMOI e condannati a morte. Anche la loro sentenza potrebbe essere eseguita da un momento all’altro.

Continuano anche le preoccupazioni sull’imminente esecuzione di Saeed Malekpour, 37 anni, un programmatore di siti web le cui principali accuse comprendono Moharebeh e offese e profanazione nei confronti dell’Islam. La sua condanna a morte è stata confermata dalla Corte Suprema nel gennaio 2012. Anche nel suo caso, la sentenza potrebbe essere eseguita in qualsiasi momento.

Ci sono inoltre più di 20 prigionieri politici di etnia curda in attesa di esecuzione in Iran. Anche loro potrebbero trovarsi nell’imminente pericolo di essere messi a morte.

 

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