Il tribunale rivoluzionario di Teheran ha condannato l’artista e attivista per i diritti civili, Atena Faraghdani, a un totale di 12 anni e mezzo di prigione per vignette e contenuti critici nei confronti del governo che la giovane ha pubblicato sulla sua pagina Facebook.
L’avvocato di Faraghdani, Mohammad Moghimi, ha dichiarato in un’intervista rilasciata a International Campaign for Human Rights in Iran che secondo l’articolo 134 del nuovo codice penale islamico, la sentenza dovrebbe essere ridotta a 7 anni e mezzo di prigione. Tale articolo stabilisce che in caso di accuse multiple, la sentenza sarà limitata alla pena massima per il crimine con condanna più pesante.
Moghimi ha sottolineato che la sentenza del giudice stabilisce che l’articolo 134 dovrebbe essere “preso in considerazione”. L’avvocato ha aggiunto che una condanna a 7 anni e mezzo di prigione era “la pena massima per l’accusa di riunione e collusione contro la sicurezza nazionale”, una delle accuse a suo carico.
“La sentenza del tribunale ci è stata comunicata lunedì 1 giugno. Abbiamo 20 giorni per appellarci, e speriamo che il giudizio venga ribaltato dalla Corte d’Appello”, ha affermato l’avvocato Moghimi.
Le accuse all’attivista sono “riunione e collusione contro la sicurezza nazionale”, “propaganda contro il sistema” e “insulti contro la Guida Suprema, il Presidente, i Parlamentari e le Guardie Rivoluzionarie che l’hanno interrogata”.
Dopo 5 mesi nelle prigioni di Gharchak e Evin, Faraghdani è stata processata dalla sezione 15 del Tribunale Rivoluzionario di Teheran presieduto dal giudice Salavati, noto per essere uno strenuo difensore della “sicurezza nazionale”, accusa mossa dalle organizzazioni di intelligence contro attivisti politici e civili, con dure sentenze che impongono il massimo della pena.
Gli agenti di sicurezza avevano arrestato la vignettista, Atena Faraghdani, il 24 agosto 2014 e l’avevano portata nella sezione 2A delle Guardie Rivoluzionarie all’interno del carcere di Evin. E’ stata rilasciata su cauzione il 2 novembre 2014. Poi ha pubblicato un video in cui denunciava metodi di perquisizione aggressivi all’interno della sezione femminile di Evin, in cella di isolamento.
Dopo la pubblicazione del video, è stata convocata presso la quindicesima sezione del Tribunale Rivoluzionario di Teheran il 10 gennaio 2015, arrestata e poi trasferita nella prigione di Gharchak a Varamin, fuori Teheran.
Atena Faraghdani ha cominciato uno sciopero della fame dopo il trasferimento a Gharchack, carcere dove i prigionieri politici non vengono separati da quelli condannati per crimini gravi, in violazione del principio di separazione dei detenuti.
Con il peggioramento delle sue condizioni di salute e la conseguente ospedalizzazione il 26 febbraio 2015, il 2 marzo le autorità giudiziarie l’hanno riportata a Evin, dove attualmente si trova.
Fonte: International Campaign for Human Rights in Iran