Bahman Ghobadi, noto regista cinematografico iraniano, ha riferito alla International Campaign for Human Rights in Iran che suo fratello Behrouz è stato arrestato il 4 novembre scorso. In apprensione per la salute del fratello, gravemente malato, Ghobadi ha detto all’Ong che la famiglia non ha notizie riguardo le sue condizioni dal momento del suo arresto. Il regista ha chiesto alle autorità iraniane di garantire un’adeguata assistenza sanitaria in carcere e di rispettare i suoi basilari diritti, incluso quello di parlare con la sua famiglia e con un avvocato.
“Lui è innocente. Lui è mio fratello. Non ha fatto nient’altro che aiutarmi in alcuni dei miei film”, ha detto Ghobadi, che non vive in Iran. “Sono preoccupato per mio fratello. La mia famiglia è preoccupata per lui e non riusciamo a ottenere informazioni sulle sue condizioni”.
La International Campaign for Human Rights in Iran ha appreso che l’avvocato Ahmad Saeed Sheikhi ha deciso di assistere Behrouz Ghobadi. “Sembra che il fratello di Bahman Ghobadi sia stato arrestato dal ministero dell’Intelligence. Non ho altre informazioni a riguardo, dato che la famiglia Ghobadi mi ha chiesto solo ora di assumere la sua difesa”, ha dichiarato Sheikhi durante un colloquio telefonico con la Ong per i diritti umani.
Negli ultimi 3 anni, la International Campaign for Human Rights in Iran ha documentato diversi casi di arresti o persecuzioni di familiari di attivisti politici o giornalisti iraniani che vivono all’estero. In tutti questi casi, i familiari non erano mai implicati in alcun crimine e le loro convocazioni di fronte al giudice, gli arresti, gli interrogatori e le intimidazioni erano tutti tesi a mettere sotto pressione gli attivisti e i giornalisti, in modo tale da ostacolare la loro attività professionale all’estero.
Si teme che l’arresto di Behrouz Ghobadi possa rientrare in questa categoria. Suo fratello, Bahman Ghobadi, è fortemente critico nei confronti della censura del governo iraniano. Nel 2009, ha girato un film noto a livello internazionale, “I gatti persiani“, in cui raccontava le lotte quotidiane dei giovani musicisti iraniani della scena underground che tentano di aggirare la censura del governo. Il film denunciava la mancanza di libertà di espressione in Iran, e fin dall’uscita della pellicola Bahman Ghobadi ha vissuto all’estero, dove ha continuato a lavorare a film fortemente critici nei confronti del governo iraniano.
“Chiedo alle autorità di garantire il suo diritto alla salute, di permettergli di avere un avvocato e di spiegare le ragioni del suo arresto. Da nessuna altra parte al mondo una persona viene messa dietro le sbarre per due settimane senza che qualcuno spieghi il perché. Questo è il nostro problema. Non voglio essere il portavoce di mio fratello o della mia famiglia”, ha continuato Ghobadi, “ma voglio chiedere perché famiglie come la mia subiscono torti e vengono abbandonate al buio. Che crimini hanno commesso le madri, le sorelle e i fratelli? Chi sta fuori è ancora più incarcerato e torturato di chi sta dentro. Perché queste persone innocenti devono essere incarcerate?”, ha chiesto Ghobadi.
Parlando dei timori per il fratello, il regista ha aggiunto: “Pochi anni fa, Behrouz è stato coinvolto in un incidente d’auto in una strada poco sicura del Kurdistan. La sua gamba è piena di chiodi e questo lo ha portato all’immobilità e alla gotta. Soffre anche di asma e malattie cardiache. Per questo siamo preoccupati per la sua salute. Sono sconcertato perché, in un Paese che sostiene che a comandare sia la legge, non dicono alla famiglia del detenuto dove questo si trovi, qual è il suo crimine. Se è un criminale e deve pagare per quel che ha fatto, questo deve essere provato in un tribunale. Perché non forniscono informazioni?”, ha chiesto ancora Ghobadi.
Il regista ha sottolineato il fatto che suo fratello non sia coinvolto in attività politiche in Iran e che in realtà è un semplice commerciante. “Behrouz è emigrato a Sulaymaniyah, in Iraq, dove ha aperto un negozio per pagarsi il matrimonio. Suo figlio è nato due settimane fa. Il 4 novembre, lui ed altri due suoi amici stavano andando dalla provincia iraniana di Sanandaj, dove si erano recati per vedere la famiglia, a Teheran. Erano le 3.30 del mattino e avevano in programma di viaggiare verso la Georgia”, ha spiegato Ghobadi, aggiungendo che queste sono le ultime notizie di cui è in possesso.