Iran Human Rights Italia Onlus accoglie con soddisfazione la notizia dell’amnistia che, negli ultimi giorni del sacro mese del Ramadan, la Guida Suprema della Repubblica islamica dell’Iran, Ayatollah Khamenei ha concesso a 75 prigionieri politici. La libertà è un diritto che spetterebbe ad ogni singolo prigioniero di coscienza e il passo intrapreso dalle autorità iraniane va perciò nella giusta direzione.
Al tempo stesso IHR Italia constata con rammarico che la lista, pur lunga, dei prigionieri di coscienza amnistiati, è infinitamente più corta dell’elenco di coloro che restano in prigione. IHR Italia chiede con forza alle autorità della Repubblica islamica di compiere un passo ulteriore, coraggioso e decisivo, e di rimettere in libertà le molte decine di avvocati, difensori dei diritti umani, dissidenti politici, giornalisti d’opposizione, attivisti del movimento studentesco, sindacalisti, esponenti di minoranze etniche e religiose che continuano a languire, spesso da molti anni, nelle prigioni iraniane, dove sono rinchiusi in modo illegittimo, a causa di sentenze inique e di processi sommari.
IHR Italia ritiene inoltre che dalla lista degli amnistiati siano stati esclusi troppi nomi di prigionieri di coscienza di primo piano, per i quali più volte le organizzazioni internazionali per i diritti umani si sono attivate e mobilitate. Molti di loro sono in carcere da anni e non hanno goduto nemmeno di pochi giorni di permesso. Altri sono stati rilasciati provvisoriamente, talvolta per ragioni mediche (come l’attivista Narges Mohammadi), e potrebbero essere richiamati in prigione da un momento all’altro. Non sono inclusi tra i prigionieri amnistiati gli avvocati Nasrin Sotoudeh, Abdolfattah Soltani, Javid Houtan Kian; i giornalisti Mohammad Sedigh Kaboudvand, Bahman Ahmadi Amouee, Ahmad Zeidabadi, Keyvan Samimi, Isa Saharkhiz, Masoud Bastani, Mahsa Amrabadi, Mohammad Davari, Saeed Matinpour; gli studenti Majd Tavakoli, Majid Dori, Zia Nabavi, Bahareh Hedayat. Non sono inclusi molti altri prigionieri, detenuti esclusivamente per reati di opinione, e che il regime iraniano si ostina a considerare come pericolosi nemici, invece che come intelocutori preziosi e come autorevoli rappresentanti della società civile del paese.
IHR Italia ricorda inoltre con preoccupazione che anche un anno fa, in coincidenza con la fine del sacro mese del Ramadan, la Guida Suprema amnistiò alcune decine di prigionieri politici, ma che il provvedimento precedette una nuova ondata di arresti “politici”. L’auspicio è perciò che stavolta le amnistie non servano solo per fare spazio, nelle prigioni, ai nuovi detenuti.
“Siamo contenti che 75 persone imprigionate in modo illegittimo siano tornate in libertà, com’era loro diritto da anni – ha detto Marco Curatolo, presidente di IHR Italia – tuttavia dobbiamo sottolineare che non sono le amnistie straordinarie la strada per risolvere il problema dei prigionieri di coscienza in Iran, ma una svolta radicale del regime e del suo atteggiamento nei confronti della dissidenza.” “I detenuti per reati politici e di coscienza – ha continuato Curatolo – vanno liberati tutti, immediatamente e senza condizioni, e non rilasciati pochi alla volta come atto di clemenza della Guida Suprema e con una selezione arbitraria tra chi merita l’amnistia e chi no.”
IHR Italia esorta perciò tutte le autorità italiane, europee e internazionali, a continuare senza sosta ad esercitare pressioni sulle autorità iraniane perché la speranza di libertà dei prigionieri di coscienza in Iran non debba essere rimessa a decisioni occasionali, ma sia conseguenza del sistematico rispetto, da parte delle autorità iraniane – e specialmente di quelle giudiziarie – dei principi di legalità e degli obblighi internazionali in materia di diritti umani, a cui la Repubblica islamica è vincolata.
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