Ad appena due settimane di distanza dall’esecuzione di quattro attivisti arabi ahwazi, la notizia di nuove condanne a morte contro altri prigionieri politici arabi ahwazi crea preoccupazione nella comunità degli attivisti per i diritti umani.
In questo caso le possibili vittime della macchina di morte del regime iraniano sono cinque attivisti della città di Khalafabad (anche nota come Ramshir) nella provincia del Khuzestan (Iran sud-occidentale).
Secondo le ultime notizie, il giudice Seyed Mohammad Bagher Mousavi della sezione 2 del Tribunale rivoluzionario di Ahwaz ha reso note le sentenze di condanna a morte agli avvocati e alle famiglie dei cinque attivisti arabi ahwazi. I loro nomi sono: Mohammad Ali Amouri, Hadi Rashedi, Hashem Sha’bani, e due fratelli di nome Seyed Mokhtar Albooshooke e Seyed Jaber Albooshooke.
Mohammad Ali Amouri è un attivista culturale e redattore capo di Altaras, una rivista studentesca dell’Università di Tecnologia di Isfahan. Hashem Sha’bani è un insegnante in varie scuole superiori della città di Khalfieh. Hadi Rashedi e i due fratelli Albooshooke sono stati condannati a morte per le accuse di “attività contro la sicurezza nazionale” e di “Moharebeh” (guerra contro Dio).
Secondo le notizie, ci sono altri attivisti rinchiusi nelle prigioni iraniane per scontare condanne a lunghi periodi di detenzione. Per esempio Abdolrahman Asakare è un insegnante di chimica e un preside di scuola superiore che sta scontando una condanna a 20 anni di carcere.
All’inizio di questa settimana Iran Human Rights (IHR) insieme a 14 altre ONG per i diritti umani ha pubblicato un comunicato di condanna dell’esecuzione dei quattro arabi ahwazi esortando le Nazioni unite ad agire per fermare la macchina di esecuzioni delle autorità iraniane.
Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce internazionale di IHR, ha recentemente detto a proposito delle nuove condanne a morte: “Le autorità iraniane stanno tentando di reprimere il dissenso tra gli Arabi Ahwazi con l’eliminazione fisica degli attivisti. Il mondo non deve permettere che questo possa accadere”.