“La crisi ambientale nella città di Ahvaz e in altre città dell’Iran occidentale e sud occidentale sta diventando un disastro umanitario. Le tempeste di polvere che da anni esistono in questa parte dell’Iran, si sono notevolmente intensificate negli ultimi giorni e stanno facendo respirare polvere invece che aria alla popolazione locale”, scrivono 11 organizzazioni umanitarie in un appello ai relatori speciali delle Nazioni Unite.
In una lettera aperta a tre Relatori speciali delle Nazioni Unite, Iran Human Rights, insieme a 10 organizzazioni non governative, ha esortato l’Onu a intervenire nella crisi ambientale nel sud-ovest dell’Iran
Ahmed Shaheed, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran
John Knox, esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla questione degli obblighi dei diritti umani relativi al godimento di un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile
Dainius Puras, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto di ciascuno di godere del miglior stato di salute fisica e mentale
Eccellenze,
noi, organizzazioni della società civile e per i diritti umani che sottoscrivono questo documento, vogliamo richiamare l’attenzione su una faccenda seria e grave che suscita preoccupazione in Iran. Vi invitiamo a utilizzare i vostri rispettivi mandati per rivolgere un appello urgente alla Repubblica Islamica dell’Iran per quanto riguarda la crisi ambientale in Iran occidentale e sud-occidentale.
La crisi ambientale nella città di Ahvaz e in altre città dell’Iran occidentale e sud occidentale sta diventando un disastro umanitario. Le tempeste di polvere che da anni esistono in questa parte dell’Iran, si sono notevolmente intensificate negli ultimi giorni e stanno facendo respirare polvere invece che aria alla popolazione locale. Per una buona parte dell’anno la quantità di particelle di polvere nell’aria raggiunge livelli pericolosi, in alcuni casi fino a 60 volte superiore al livello consentito e l’inquinamento dell’aria fino a 15 volte il livello ammissibile. In alcuni giorni, l’intensità delle particelle di polvere è stata così alta che il dispositivi di controllo dell’inquinamento dell’aria ha smesso di funzionare.
In alcune occasioni, la polvere ha ridotto la visibilità a meno di 50 metri, causando un numero alto di vittime in incidenti stradali rivelatisi mortali. Secondo notizie ufficiali, in media almeno 250 persone si recano ogni giorno ai reparti di urgenza degli ospedali di Ahvaz per problemi respiratori, mentre alcuni di loro devono essere ammessi alle unità di cura speciali. Finora le autorità non hanno voluto fornire le statistiche ufficiali sui decessi relativi all’inquinamento dell’aria. Si rifiutano anche di dare informazioni e spiegazioni chiare, accurate e non contraddittorie sulle ragioni della crisi, sugli organismi responsabili e sulle possibili soluzioni al problema.
E’ stato annunciato che il governo ha in programma un “pacchetto esecutivo”, che sembra promettente, per combattere le tempeste di polvere. Tuttavia, l’unica misura tangibile adottata finora dal governo per tutelare la vita di circa un milione di persone della città di Ahvaz è stata quella di ordinare la chiusura delle scuole e dei dipartimenti governativi. Nelle ultime due settimane, le scuole di Ahvaz sono rimaste chiuse per sette giorni. Inoltre, solo dopo alcuni giorni dall’inizio della crisi e in seguito alle proteste pubbliche, il governo ha iniziato a distribuire mascherine chirurgiche gratuite. Questo provvedimento è limitato alla sola città di Ahvaz, mentre in altre città la popolazione è costretta a pagare le mascherine. La concentrazione di inquinamento e polvere nell’aria si osserva anche in altre città dell’Iran occidentale e sud occidentale come a Ilam, Piranshahr, Abadan, Dehloran, Dezful, Hendijan, Mahshahr, Ramshir, Khoramshahr, Bukan, Mianduab, Hoveyzeh, Hamidiyeh, e Dasht-e Azadegan e Urmia, dove la maggioranza della popolazione appartiene a minoranze etniche che subiscono dicriminazioni e violenze.
Molteplici sono le motivazioni alla base della crisi ambientale che è diventata più problematica negli ultimi dieci anni, influenzando la vita e la salute di milioni di iraniani. E’ stato affermato che la siccità come un problema regionale, l’uso eccessivo delle risorse idriche e la deviazione del fiume Karun, i piani di sviluppo che non hanno tenuto conto delle preoccupazioni ambientali, come ad esempio la costruzione eccessiva di dighe nella regione, i progetti di ricerca di petrolio ecc. hanno portato al prosciugamento e alla desertificazione delle paludi e delle lagune che prima contribuivano ad evitare che la polvere penetrasse nelle aree residenziali. La mancanza di cooperazione tra Iran e Iraq nel preservare le paludi è un altro fattore che contribuisce alla formazione di tempeste di polvere in Iraq.
Negli ultimi dieci anni, il governo della Repubblica Islamica dell’Iran non ha portato a termine nessun piano efficace per evitare che le particelle di polvere presenti nell’aria potessero essere respirate dalle persone. Oggi questo problema si è trasformato in una crisi di emergenza che non vede una soluzione all’orizzonte a breve termine, se ce ne è una.
Nel 2003 l’UNEP ha lanciato l’allarme relativo alla scomparsa di due delle paludi più grandi del mondo e del più grande ecosistema dell’Asia sud occidentale, Hur-ul-azim e Hur-ul-hoveyzeh, situati nella zona di confine tra Iraq e Iran. Secondo questa ricerca, da quel momento il 90 per cento di questo ecosistema antico e unico è stato distrutto. Lo studio descrive la morte di queste paludi come uno dei peggiori disastri pianificati dell’umanità e ha suggerito che l’unico modo per prevenire la più grande crisi ambientale sarebbe quello di prendere misure urgenti per preservare questi due gradi paludi internazionali. Tuttavia, questo non si è mai avvenuto, né da parte dell’Iraq né dell’Iran, e le particelle di polvere che si sollevano dalle paludi secche sono diventate uno dei principali problemi dell’attuale disastro a cui si sta assistendo nel sud-ovest dell’Iran, in particolare nella città di Ahvaz.
E’ evidente che i piani di sviluppo regionali e nazionali poco lungimiranti e la scarsa definizione delle politiche ambientali hanno contribuito a questo disastro. I governi della regione, compreso quello della Repubblica Islamica dell’Iran, hanno fallito nell’affrontare in modo efficace e tempestivo i problemi ambientali e nel controllare le attività dannose all’interno del proprio territorio, attività che hanno causato il disastro attuale.
I diritti umani e la protezione dell’ambiente sono connessi tra loro e il diritto alla vita, alla salute e allo sviluppo dipendono senza alcun dubbio da un ambiente pulito, sano e sostenibile. Il governo dell’Iran ha degli obblighi nei confronti dei cittadini in questo senso e noi siamo estremamente turbati dal fatto che la Repubblica Islamica dell’Iran non sia riuscita a proteggere efficacemente i propri cittadini dai danni ambientali e non abbia saputo attenuarne le conseguenze.
Noi, quindi, rispettosamente chiediamo di prendere in considerazione la situazione sopra descritta e di sollecitare il governo iraniano affiché adotti le seguenti misure:
- Adottare misure efficaci e concrete per prevenire e alleviare i danni alle persone
- Prendere misure urgenti e speciali per proteggere le persone più vulnerabili, compresi i bambini, i malati e gli anziani
- Effettuare un’indagine esaustiva e considerare responsabili coloro che hanno causato il problema o non sono riusciti ad adottare misure efficaci e tempestive
- Fornire pieno accesso alle informazioni sul problema e al suo impatto sulla salute e la vita delle persone, così come alle decisioni prese e ai piani adottati
- Prendere in considerazione nel processo decisionale l’impatto ambientale delle attività sul diritto alla vita e alla salute delle persone
- Invitare le autorità locali, gli esperti indipendenti, la società civile e i gruppi per i diritti a partecipare al processo decisionale ambientale
- Fornire rimedi efficaci e accesso alla giustizia, assicurando un trattamento non discriminatorio, a quegli individui e quelle comunità che sono interessate dal problema
- In conclusione, chiediamo che si controlli da vicino la situazione fino a quando vengano prese tutte le misure necessarie da parte della Repubblica islamica dell’Iran e si risolva il problema
Cordialmente,
Duman Radmehr, consigliere
Association for the Human Rights of Azerbaijani People in Iran (AHRAZ)
Hossein Ladjevardi, Presidente
Association des Chercheurs Iraniens’ (ACI)
Karen Parker, Presidente
Association of Humanitarian Lawyers
Taimoor Aliassi, Rappresentante delle Nazioni Unitr
Association of Human Rights in Kurdistan of Iran-Geneva
Ibrahim Al Arabi, Direttore esecutivo
European Ahwazi Human Rights Organisation (EAHRO)
Keyvan Rafiee, Direttore
Human Rights Activists in Iran (HRAI)
Mohammad Nayyeri, Fondatore e direttore
Insight Iran
Lydia Brazon, Direttore esecutivo
International Educational Development, Inc
Mahmood Amiry-Moghaddam, Direttore esecutivo
Iran Human Rights (IHR)
Shadi Sadr, Co-direttore
Justice for Iran (JFI)
Mohammad Mostafaei, Direttore
Universal Tolerance Organization
Fonte: Iran Human Rights