Condanna a 27 anni di carcere, in totale, per quattro giornalisti arrestati nel novembre 2015.
Si tratta di Afarin Chitsaz, Ehsan Mazandarani, Saman Safarzaei e di Davoud Asadi, arrestati il 2 novembre scorso dalla Guardia Rivoluzionaria con l’accusa di essere “esponenti di una rete di infiltrazione legata ai paesi occidentali ostili”. Nell’ondata di arresti ci fu anche quello di Isa Saharkhiz – prigioniero politico dall’inizio del luglio 2009 (quando fu arrestato all’indomani delle contestate elezioni presidenziali del 12 giugno) e che ha già scontato più di 4 anni di detenzione – per il quale non è stata ancora emessa alcuna sentenza.
Ehsan Mazandarani, direttore del quotidiano Farhikhteghan, accusato di propaganda ai danni del regime, è stato condannato a sette anni di detenzione. Cinque anni per il reporter Saman Sarfarzaee della rivista mensile Andisher Poya, e per Davoud Asadi. La pena detentiva più dura è toccata ad Afarin Chitsaz, editorialista del quotidiano Iran Daily e sostenitrice del Presidente Rouhani: dieci anni di prigione con l’accusa, ulteriore, di aver collaborato con governi stranieri. La sentenza ai danni dei quattro giornalisti è stata emessa dalla sezione 28 del Tribunale Rivoluzionario presieduta dal giudice Moghiseh. Stando alle dichiarazioni dell’avvocato Mahmoud Alizadeh Tabatabaei, che ha assunto la difesa di almeno tre dei giornalisti imputati, l’accusa per tutti è quella di “azioni che attentano alla sicurezza nazionale”.
In prossimità della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, 3 maggio, l’Iran continua ad essere una delle peggiori carceri al mondo per i giornalisti, arrestati e costretti alla detenzioni solo per la loro attività, per aver espresso opinioni critiche e indipendenti. Nella recente classifica sulla libertà di stampa nel mondo di Reporters sans Frontiéres, l’Iran è al 169esimo posto su 180.
Fonte: Journalism is not a crime