Iran Human Rights Italia rinnova le raccomandazioni sui diritti umani in Iran in vista dell’imminente visita del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Teheran.
In una lettera indirizzata al primo ministro, la presidente di IHRI, Cristina Annunziata, ha fatto riferimento all’annosa questione dell’uso massiccio della pena di morte nella Repubblica Islamica dell’Iran, riportando i dati emersi dall’ultimo rapporto annuale sulla pena di morte curato dall’organizzazione. Nel 2015 sono state eseguite 969 condanne capitali, il 29 per cento in più rispetto al 2014. Il 66 per cento delle esecuzioni sono state comminate per reati di droga. Risale al 9 aprile scorso la notizia appresa da Iran Human Rights dell’impiccagione per droga di cinque persone nella prigione Lakan, a Rasht, a nord dell’Iran.
Annunziata ha ricordato al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che – oltre alle esecuzioni capitali- continuano nella Repubblica Islamica d
ell’Iran numerose forme di repressione ai danni di attivisti, giornalisti, sindacalisti, appartenenti a minoranze e studenti, riportando due casi specifici.
Il caso di Isa Saharkhiz. Il giornalista riformista, nuovamente in carcere dal 3 novembre 2015 con le accuse di “propaganda contro il regime” e “azioni contro la sicurezza nazionale” versa in gravissime condizioni di salute e non ha accesso – secondo i familiari – alle cure mediche necessarie. Saharkhiz soffre di gravi problemi renali e di malattie cardiache, e dal giorno del suo arresto ha perso oltre 20 kg.
IHRI ha, poi, nuovamente posto all’ attenzione del Presidente del Consiglio il caso di Keywan Karimi, giovane regista curdo iraniano, condannato in via definitiva lo scorso febbraio a 1 anno di carcere e 223 frustate con l’accusa di “insulto al sacro” per il suo film “Writing on the city”.
Cristina Annunziata ha nuovament
e chiesto al governo italiano, nella persona del presidente Matteo Renzi, di non sottovalutare la violazione dei diritti umani in Iran, auspicando, ancora una volta, che si pongano sul tavolo delle trattative non solo gli affari economici, ma anche le dovute garanzie per il rispetto dei diritti e delle libertà del popolo iraniano.