Cambia il codice penale iraniano, ma rimane la lapidazione. La denuncia di Human Rights Watch | Iran Human Rights

Cambia il codice penale iraniano, ma rimane la lapidazione. La denuncia di Human Rights Watch

Il Consiglio dei Guardiani, organo costituzionale iraniano composto da 12 giuristi religiosi, ha reinserito la pena della lapidazione correggendo una bozza precedente del nuovo codice penale iraniano in cui la lapidazione, come pena esplicita per il reato di adulterio, era stata omessa. Lo denuncia Human Rights Watch in una nota in cui sottolinea che la norma, così com’è stata riscritta, non dovrebbe essere applicata dalla magistratura iraniana, analogamente alle altre disposizioni del nuovo codice che violano i diritti fondamentali.

Non ci sono statistiche ufficiali disponibili – dice il comunicato di HRW – ma le organizzazioni per i diritti umani stimano che siano almeno 10 le persone, uomini e donne, attualmente in prigione e a rischio di esecuzione per lapidazione in base all’accusa di adulterio. Almeno 70 persone sono state messe a morte con la lapidazione in Iran dal 1980. L’ultimo caso noto si è verificato nel 2009.

“La lapidazione a morte è una pena ripugnante che non ha posto nel codice penale di alcun paese,” ha detto Sarah Leah Whitson, direttore di HRW per il Medio oriente. “Insistendo nel mantenere la lapidazione nel codice penale, le autorità iraniane stanno offrendo la conferma che presiedono ad un sistema di giustizia penale basato sulla paura, sulla tortura e sull’ingiustizia.”

L’agenzia semi-ufficiale Mehr aveva riportato, il 27 aprile 2013, che il Consiglio dei guardiani aveva terminato la revisione e la correzione della bozza del nuovo codice penale e che la normativa sarebbe presto entrata in vigore. Il Consiglio dei guardiani è un organismo non elettivo abilitato a vagliare tutta la legislazione per accertarne la compatibilità con la costituzione iraniana e con la Sharia (o legge islamica). Esso aveva approvato una precedente versione della bozza del nuovo codice, ma ha poi revocato la sua approvazione alla fine del 2012 per apportare ulteriori modifiche prima dell’entrata in vigore.

La versione precedente proponeva l’abolizione delle disposizioni che prevedono la lapidazione a morte come pena per l’adulterio. Tuttavia, quella versione avrebbe ancora permesso ai giudici di far riferimento a fonti religiose – tra cui la Sharia e le fatwa (editti religiosi) emesse dal clero sciita di alto rango – che potevano contemplare la lapidazione degli adulteri.

La bozza modificata identifica invece esplicitamente, di nuovo, la lapidazione come forma di punizione per le persone giudicate colpevoli di adulterio o di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. E il nuovo codice disciplina in modo articolato i casi in cui l’adultero/a possa essere lapidato o invece impiccato, o semplicemente frustato. Ai sensi dell’articolo 225, se il tribunale e il capo della magistratura stabiliscono che “non è possibile”, in un particolare caso, applicare la lapidazione, la persona può essere messa a morte con un altro metodo qualora le autorità abbiano provato il reato sulla base delle dichiarazioni rese da testimoni oculari o della confessione dell’imputato. Il codice riveduto prevede anche che i tribunali che condannano gli imputati per adulterio sulla base della “conoscenza del giudice” (una dottrina notoriamente vaga e soggettiva che permette condanne in assenza di qualsiasi prova concreta) possono imporre la pena di 100 frustate al posto della lapidazione a morte. La pena per le persone giudicate colpevoli di fornicazione o di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, che coinvolgano una persona non sposata, è di 100 frustate.

Nel 2012 Human Rights Watch aveva pubblicato un rapporto in cui veniva analizzata in modo approfondito la precedente bozza del codice penale, contenente numerose disposizioni che avrebbero violato i diritti umani e gli obblighi dell’Iran rispetto ai trattati internazionali che li tutelano. A parte le norme in materia di adulterio e di lapidazione, reintrodotte nell’ultima versione, quelle altre disposizioni non sono state toccate, per cui restano valide le considerazioni fatte da HRW in quella sede. Tra i problemi più gravi irrisolti dal nuovo codice penale in materia di diritti umani, HRW segnala:

  • Il mantenimento della pena di morte per i rei minorenni, per reati che non sono considerati gravi dal diritto internazionale, e per attività che non dovrebbero nemmeno essere considerate reati.
  • La mancanza di una definizione chiara e precisa di reati che comportano pene molto dure, tra cui la pena capitale. Tra questi reati “vaghi” – e che vengono quindi spesso usati come strumento legale per condannare prigionieri di coscienza per l’esercizio dei loro diritti elementari – la cosiddetta “diffusione della corruzione sulla terra” e la “Moharebeh” (inimicizia contro Dio).
  • L’inclusione di norme ampie e troppo vagamente definite relative ai reati “contro la sicurezza nazionale”, che di fatto rendono penalmente punibile l’esercizio di diritti fondamentali.
  • La prosecuzione nell’uso di pene che rientrano nella categoria “tortura” o “trattamenti disumani e degradanti”, come la stessa lapidazione, le frustate, le amputazioni.
  • Il mantenimento di norme discriminatorie nei confronti delle donne e delle minoranze religiose.
Il governo iraniano – conclude HRW – ha spesso sostenuto che i cambiamenti proposti al codice penale rappresentano un significativo miglioramento e risolvono molte delle preoccupazioni espresse dalla comunità internazionale. “A prescindere da quello che dicono le autorità iraniane,” ha detto invece Whitson, “il nuovo codice penale sarà un disastro assoluto per i diritti umani. La dice lunga il fatto che un problema centrale, per le autorità e i giuristi iraniani, sia quello di definire se le persone condannate per il ‘reato’ di adulterio debbano essere lapidate o impiccate”.

 

Fonte: Human Rights Watch

Iran Human Rights Italia Onlus è la sezione italiana di Iran Human Rights(IHR), organizzazione non governativa, apartitica e politicamente indipendente che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007.

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