Oggi 7 dicembre ricorre in Iran la Giornata Nazionale dello Studente, per non dimenticare la morte di tre giovani uccisi dalle forze di sicurezza durante una dimostrazione nel dicembre del 1953.Un anniversario a cui decine di studenti iraniani non potranno prendere parte perché rinchiusi in carcere per il loro attivismo politico e sul fronte dei diritti civili, oppure perché espulsi dalle università e impossibilitati ad accedere a qualunque formazione accademica.
Dalle contestate elezioni presidenziali del 2009 ad oggi dozzine di studenti in Iran sono prigionieri di coscienza per aver esercitato il loro diritto ad esprimersi liberamente, a riunirsi in assemblee, a manifestare pacificamente. C’è una seconda e ampia fetta di studenti a cui invece viene negato il diritto allo studio e a lasciare il paese: sono definiti e identificati dalle autorità come ”starred students” ossia studenti “segnalati”.
Nel maggio scorso il Consiglio per la difesa del diritto allo studio – un’organizzazione fondata nel Settembre 2008 da studenti che sono stati segnalati o privati del diritto di proseguire il loro percorso universitario, il cui obiettivo è la difesa del diritto umano fondamentale all’educazione - ha pubblicato un rapporto che espone in modo dettagliato le crescenti persecuzioni e discriminazioni di cui sono vittime gli studenti universitari in Iran, specialmente quelli che svolgono attività politica sgradita al regime.
Il rapporto segnala che questa tendenza ha subito un’accelerazione a partire dall’ascesa al potere di Mahmoud Ahmadinejad, in modo particolare negli ultimi tre anni, con “centinaia di studenti […] ai quali è stato vietato di proseguire gli studi con provvedimenti emessi dai comitati di disciplina dei singoli atenei e dal comitato di disciplina del Ministero della ricerca scientifica.” ”Durante questo periodo – aggiunge il rapporto – decine di questi studenti privati del diritto all’istruzione universitaria sono stati arrestati e stanno scontando condanne a lunghi periodi di detenzione.
Una seconda drammatica testimonianza sulle violazioni al diritto allo studio e sulle persecuzioni contro gli studenti è il rapporto che l’organizzazione studentesca Tahkim-e Vahdat ha presentato ad Ahmed Shaheed, relatore speciale Onu sulla situazione dei diritti umani in Iran lo scorso luglio. Dal rapporto, che esamina i casi avvenuti in nove mesi a partire dal settembre 2011, emerge che le minacce e le persecuzioni del regime contro studenti e docenti non accennano a diminuire e che le violazioni al diritto allo studio continuano esattamente come prima. In conclusione almeno 50 studenti rimangono tuttora in prigione.
Tra di loro ricordiamo Bahareh Hedayat, che sta scontando una condanna a 10 anni (carcere di Evin, Teheran), Ziaeddin (Zia) Nabavi e Majid Dori, che sono stati mandati al confino in due delle prigioni più malfamate nel sud del paese (il carcere Karoon ad Ahwaz, e quello di Behbahan, entrambi nel Khuzestan), a scontare le loro condanne rispettivamente a 10 e 8 anni di detenzione. E poi, ancora, Majid Tavakoli, che è rinchiuso nel carcere di Rajai Shahr (Karaj) e sconta una pena a 8 anni e mezzo, arrestato il 7 dicembre 2009, proprio durante la Giornata Nazionale dello Studente, dopo un discorso tenuto all’Università di Tecnologia Amirkabir a Teheran. A Majid è andato il Premio Studentesco per la Pace 2013 per la sua lotta non violenta in difesa della libertà di parola e della democrazia. Arash Sadeghi, attivista dell’università Allameh Tabatabai e membro dello staff per la campagna elettorale di Mir Hossein Mousavi per le presidenziali del 2009, è, tra i prigionieri politici arrestati dopo le elezioni, uno di quelli che hanno pagato il prezzo più alto: fu arrestato per la prima volta nel luglio 2009 e rilasciato dopo 50 giorni di isolamento. Come conseguenza del trauma dovuto all’irruzione notturna degli agenti in casa allo scopo di arrestare Arash, sua madre ebbe un infarto e morì dopo quattro giorni di agonia in ospedale. Il più recente arresto di Arash risale al dicembre 2011, mentre stava visitando la tomba della madre insieme ai nonni. Da quel giorno è stato sempre rinchiuso in isolamento nella sezione 209 del carcere di Evin, a Teheran.
In occasione della Giornata Nazionale dello Studente, il premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, in un comunicato congiunto con Amnesty International, Justice for Iran e con il Consiglio per la difesa del diritto allo studio, ha chiesto alle autorità della Repubblica Islamica dell’Iran l’immediato e incondizionato rilascio dei prigionieri di coscienza inclusi gli studenti detenuti per il semplice e pacifico esercizio dei loro diritti fondamentali.
Iran Human Rights Italia chiede che le autorità al potere nella Repubblica Islamica dell’Iran rispettino non solo gli articoli della Costituzione iraniana, ma anche gli impegni internazionali assunti e ratificati in materia di diritti umani; che pongano fine alle pratiche volte a privare gli studenti del loro diritto all’istruzione e a quella di segnalare gli studenti attivisti; che rilascino gli studenti espulsi dalle università e messi in prigione solo per avere reclamato il loro diritto elementare allo studio; che rendano possibile per gli studenti segnalati ed espulsi di riprendere il proprio percorso di studi.
IHR invita i media e i le istituzioni nazionali a tenere alto il livello dell’attenzione sulle sistematiche violazioni dei diritti degli studenti iraniani ricordando come le minacce al sistema universitario di un Paese siano ferite inferte alla cultura e al futuro di quello stesso Stato.