Yousef Nadarkhani, pastore cristiano condannato a morte, in prigione da 1000 giorni | Iran Human Rights

Yousef Nadarkhani, pastore cristiano condannato a morte, in prigione da 1000 giorni

il pastore cristiano Yousef Nadarkhani

Sono 1000 giorni che il pastore cristiano Yousef Nadarkhani si trova nella prigione di Lakan (a sud di Rasht) dopo essere stato arrestato dalle autorità iraniane il 13 ottobre 2009 e condannato a morte per “apostasia” nel settembre del 2010. La sentenza è stata confermata nel settembre del 2011 quando durante i quattro giorni di processo Yousef Nadarkhani si è rifiutato di abiurare la sua fede cristiana pur sapendo che in caso di condanna avrebbe potuto essere la pena capitale.

Sono 1000 giorni che Nadarkhan è in prigione, lontano dalla moglie e dai figli piccoli, solo per non aver rinunciato alla sua fede.

Yousef Nadarkhani, nato da genitori musulmani, si convertì al cristianesimo all’età di 19 anni. Prima del suo arresto nell’ottobre 2009, Nadarkhani ha portato una congregazione di circa 400 cristiani a Rasht. La congregazione fa parte di un gruppo nazionale evangelico chiamato Chiesa dell’Iran, molti dei membri sono stati arrestati e processati dal 2009.

Il 21 e il 22 settembre 2010, Yousef è stato messo sotto processo, e verbalmente condannato a morte. Il verdetto scritto arrivò più tardi e fu notificato il 13 novembre 2010, da parte della I sezione del Tribunale rivoluzionario.

Il 5 dicembre 2010 è stato presentato alla Corte Suprema ricorso contro la sentenza, ma solo il 28 giugno 2011 la Corte ha preso una decisione. La terza sezione della Corte Suprema di Qom ha confermato l’accusa di apostasia e la condanna a morte. Hanno ordinato al tribunale locale di riesaminare il caso e di accertare se Yousef fosse un musulmano praticante dai 15 ai 19 anni. Se si fosse stato accertato che era un musulmano praticante, gli sarebbe stata data un’altra possibilità di ritrattare prima dell’esecuzione.

Il riesame si è svolto dal 25 al 28 settembre. Fin dall’inizio gli è stato chiesto di ritrattare: Nadarkhani è stato più volte messo sotto pressione da parte delle autorità giudiziarie e della sicurezza che hanno cercato di convincere il pastore cristiano a rinunciare al nuovo credo e di tornare all’islam dopo il suo arresto. La risposta di Yousef Nadarkhani è sempre stata “”Non riesco a rinnegare la mia fede”.

L’apostasia non è riconosciuta come reato dalla legge iraniana. Secondo la costituzione, i giudici iraniani possono utilizzare la loro conoscenza della sharia per decidere su casi per i quali non esiste una norma codificata. Nella prima sentenza, i giudici per raggiungere una decisione hanno fatto riferimento a una fatwa dell’Ayatollah Khomeini, il fondatore della Repubblica islamica dell’Iran.

Presto però potrebbe esserci una nuova udienza nella quale Nadarkhani dovrà rispondere ad altre accuse. Christian Solidarity Worldwide (CSW) riferisce che i giudici iraniani potrebbero muovere nuove accuse contro il pastore cristiano l’8 settembre, includendo presunti crimini contro la sicurezza nazionale e bestemmia. Tutto questo potrebbe aggravare ulteriormente la situazione e rendere la sua esecuzione sempre più vicina.

 

Fonti: Christian Solidarity Worldwide, International Campaign for Human Rights in Iran,  Amnesty International

Iran Human Rights Italia Onlus è la sezione italiana di Iran Human Rights(IHR), organizzazione non governativa, apartitica e politicamente indipendente che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007.

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