Iran Human Rights è fortemente preoccupata per la salute dei cinque prigionieri di coscienza azeri che sono entrati nella terza settimana di sciopero della fame.
Cinque attivisti per i diritti civili azeri, Latif Hasaani (43), Mahmud Fezli (45), Shahram Radmehr (38), Ayat Mehr-Ali-Beyli (Yürüş) (35) e Behbud Quluzade (48) hanno iniziato il 13 luglio uno sciopero della fame per protestare contro la condanna a 9 anni emessa nei loro confronti a maggio 2013.
I prigionieri appartengono ad un gruppo conosciuto come il Movimento del Risveglio Nazionale per l’Azerbaigian meridionale (Yenigamoh) e sono stati accusati di ”formazione di un gruppo illegale” e “propaganda contro l’establishment”.
I prigionieri hanno iniziato il loro sciopero della fame nel carcere di Tabriz e la scorsa settimana (probabilmente Martedì 23 luglio) sono stati trasferiti a Teheran.
Secondo il sito web del gruppo Yenigamoh, dopo un giorno presso la sezione di quarantena della prigione di Evin, i prigionieri sono stati trasferiti al carcere di Rajai Shahr di Karaj, dove sono detenuti ora.
Sulla base di informazioni provenienti dalle loro famiglie, il sito Yenigamoh ha riferito che i prigionieri erano stati sottoposti a torture fisiche durante la loro detenzione e il loro trasferimento a Teheran. Iran Human Rights (IHR) condanna fermamente il trattamento disumano nei confronti dei prigionieri di coscienza azeri e chiede il loro immediato rilascio. Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di IHR, ha dichiarato:
“Questi prigionieri sono condannati a pene detentive pesanti solo per aver dato vita ad una ONG e per le loro attività civili. Sono stati sottoposti a un processo giudiziario ingiusto e la loro condanna è una violazione della Convenzione dei diritti civili e politici delle Nazioni Unite, che l’Iran ha ratificato. Chiediamo il loro immediato rilascio”.
Amiry-Moghaddam ha aggiunto:
“Siamo fortemente preoccupati per la salute dei prigionieri da due settimane in sciopero della fame e chiediamo alle Nazioni Unite di inviare una squadra per visitare i prigionieri e di indagare sulle denunce di torture fisiche”.