I parenti dei prigionieri di coscienza in visita ai loro cari nel carcere di Evin (Teheran) sono stati sottoposti a perquisizioni corporali invadenti e umilianti.
Quello che è più grave è che sono state accuratamente perquisite anche donne, ragazze e bambine, che si sono per questo sentite umiliate e disagio.
Tra loro la piccola Mehraveh, figlia tredicenne di Nasrin Sotoudeh, che ha continuato a piangere senza sosta durante la visita alla madre. E’ accaduto domenica 9 giugno.
Secondo la testimonianza delle stesse famiglie dei prigionieri di coscienza, le guardie carcerarie avrebbero intenzionalmente adottato la misura per rendere sgradevole a tutti loro la visita. Da quando Ali Ashraf Rashidi è diventato guardiano del carcere, a detta di tutti, le condizioni di Evin sono ulteriormente peggiorate. Le famiglie dei prigionieri politici hanno in programma di agire contro queste pesanti perquisizioni e di sospendere le visite ai loro parenti in prigione finché la questione non verrà risolta dalle autorità.