Peggiorano le condizioni di salute di Narges Mohammadi, l’attivista per i diritti umani è ora legata a un letto d’ospedale, le viene negato il trattamento medico adeguato per il peggioramento delle condizioni neurologiche, e le è impedito di ricevere la normale visita della famiglia.
International Campaign for Human Rights in Iran chiede che Mohammadi venga immediatamente rilasciata e che vengano immediatamente fornite le cure adeguate all’attivista in difficoltà.
“La detenzione di questa attivista di fama internazionale e di per sé la parodia della giustizia – ha affermato Hadi Ghaemi, direttore esecutivo dell’organizzazione. Ma il fatto che è legata a un letto e le si negano le cure mediche è un atto criminale. Tutti gli interlocutori dell’Iran dovrebbero chiedere esplicitamente il rilascio immediato di Narges Mohammadi“.
Mohammadi è stata trasferita in ospedale l’11 Ottobre 2015, in seguito a un attacco epilettico. La donna soffre di disturbi neurologici che causano una paralisi muscolare.
Secondo quanto riportato dal marito, Taghi Rahmani, che ha parlato con International Campaign for Human Rights in Iran, tre agenti sorvegliano la Mohammadi tutto il giorno, e i medici sostengono che lo stress causato da tali circostanze influisca negativamente sulle sue condizioni neurologiche.
“Una agente nella stanza e due agenti fuori la sorvegliano 24 ore su 24. I dottori hanno chiesto alle guardie di allentare la sorveglianza per permettere loro di continuare più facilmente il trattamento. La salute di Narges è aggravata dallo stress dell’ambiente. Solo lo staff medico ha il permesso di visitare la donna. Fatta eccezione per la domenica, in occasione della visita settimanale ai detenuti, quando permettono alla sorella di Narges di farle visita per 10 minuti. Narges – dice il marito Rahmani – non è in prigione, è in ospedale. Ha bisogno che uno dei suoi cari stia con lei”.
“Narges ha avuto un attacco epilettico il 7 ottobre. Le guardie l’hanno condotta all’Imam Khomeini Hospital, ma dopo due giorni è tornata in carcere. Poiché la sua situazione è peggiorata, l’11 ottobre è stata trasferita in un altro ospedale sotto l’assistenza medica dei suoi neurologi”, ha aggiunto il marito.
L’attivista sta ricevendo un trattamento particolarmente duro da parte delle autorità del carcere, come è consuetudine per i prigionieri politici in Iran. Ai prigionieri politici è generalmente negato l’accesso alle cure mediche adeguate, sono sottoposti a altri trattamenti punitivi come la negazione della licenzia che normalmente viene concessa per ragioni mediche o in occasione di festività religiose, e della visita dei familiare.