Mohammad Javad Larijani, Segretario del Consiglio superiore iraniano per i diritti umani, ha ancora una volta ribadito che la pena di morte non è un deterrente per i reati di droga in Iran.
Secondo l’agenzia di informazione iraniana ISNA, durante un recente discorso al terzo seminario annuale degli alunni e studenti del Dipartimento di Energia dell’Università Sharif di Teheran, Larijani ha detto: ” Dal momento che il 93% dell’esecuzioni in Iran sono per droga, sono arrivata alla conclusione che la pena di morte non è un deterrente per i reati di droga… e che la pena di morte deve essere rivista”.
Proprio in questo periodo, lo scorso anno, Larijani aveva sottolineato la necessità di cambiare la legge iraniana rispetto alla pena di morte per ridurre dell’80% le esecuzioni. All’inizio di dicembre, 70 membri del parlamento hanno presentato una proposta per la fine della pena di morte per reati di droga commessi senza l’uso di armi.
Nel mese di novembre 2015, il Presidente iraniano Hassan Rouhani ha difeso l’uso della pena di morte per reati di droga in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “la maggior parte delle esecuzioni in Iran sono legate al traffico di droga, a causa del confine lungo e permeabile con il vicino Afghanistan. Se abolissimo la pena di morte, sarebbe più facile il traffico di stupefacenti verso i paesi Europei, sarebbe molto rischioso anche per voi”.
Riguardo ai recenti commenti di Larijani rispetto sulla pena di morte, Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di IHR, ha detto: ” Lo scorso anno Larijani aveva già ammesso che le esecuzioni non riducono i reati per droga, ma ancora, nel 2015 molte centinaia di persone sono state messe a morte con accuse per droga. Le pressioni internazionali sono necessarie per spingere le autorità iraniane a limitare l’uso della pena di morte per reati di droga”.
Fonte: Iran Human Rights
