Le elezioni presidenziali e municipali tenutesi in Iran lo scorso 14 giugno non hanno avuto una copertura mediatica oggettiva. Agli oltre 50 milioni di elettori iraniani è stata negata un’informazione libera e indipendente mentre facevano la loro scelta. Tuttavia, sebbene i media fossero imbavagliati, gli iraniani hanno usato le elezioni per esprimere le loro opinioni e il voto contro le politiche della Guida suprema Ali Khamenei.
“Queste elezioni hanno mostrato ancora una volta che il voto della popolazione per il cambiamento nel giugno 2009 è stato rubato dai due predatori della libertà di stampa in Iran, Ali Khamenei e Mahmoud Ahmadinejad – ha detto Reporter Senza Frontiere. – I due sono stati responsabili delle persecuzioni e degli arresti arbitrari di oltre 300 giornalisti e attivisti del web e delle loro torture da parte dei servizi segreti”.
Hassan Rohani, il candidato moderato e conservatore che aveva promesso il cambiamento ed era supportato dai riformisti, è stato dichiarato subito vincitore nel primo turno del 15 giugno con più del 51 per cento dei voti.
“Rohani, lei è ora il settimo presidente della Repubblica Islamica, eletto grazie al massiccio supporto dei riformisti e progressisti iraniani. La sua elezione segue gli otto anni di presidenza di Mahmoud Ahmadinejad, nei quali le misure repressive e gli abusi contro la società civile e i giornalisti sono aumentati, soprattutto nel secondo mandato” ha aggiunto l’associazione per la libertà di stampa.
” Le promesse della sua campagna elettorare hanno fatto riferimento al desiderio di lavorare per la libertà di espressione e di stampa, e al rilascio di tutti i prigionieri politici. Queste difficili sfide hanno incoraggiato i progressisti, in particolare i giovani e le donne, a votare in massa per lei. E’ ora suo dovere mantenere queste promesse, e assicurare che non siano vane, parole senza significato” ha ribadito Reporter Senza Frontiere.
“Ora lei è il depositario della speranza di tirare fuori l’Iran dalla crisi che l’ha paralizzato per anni, garantendo un’informazione libera e indipendente per l’intera popolazione, e rispettando gli impegni internazionali della Repubblica Islamica, in particolar modo per quanto riguarda la libertà di informazione. I suoi concittadini non saranno liberi finché queste richieste non saranno soddisfatte” .
il 21 maggio Reporter Senza Frontiere ha scritto a lei e agli altri sette candidati alle presidenziali sottolineando il bisogno di rispettare le libertà fondamentali, inclusa quella di stampa. Oggi, noi reiteriamo queste domande a lei, nuovo presidente:
- chiediamo il rilascio incodizionato dei 54 giornalisti e attivisti del web attualmente in prigione in Iran. Alcuni sono stati arrestati dopo la controversa rielezione del presidente Ahmadinejad nel giugno 2009 e sono ancora trattenuti quattro anni dopo. Il loro unico crimine è stato quello di aver esercitato il diritto costituzionale alla libertà di informazione. Questo diritto non sarà osservato in Iran fino a quando gli arresti e le detenzioni arbitrarie rimarranno una pratica sistematica da parte degli ufficiali tesa a imbagliare i media e zittire la società civile.
- Iniziare una ristrutturazione della legislazione sui media per decriminalizzare i reati di stampa e garantire la libertà di informazione senza discriminazioni basate sul linguaggio, la religione e le opinioni politiche. E’ necessaria la riforma della legge sulla stampa del 1986 (modificata nel 2000 e nel 2009 per includere le pubblicazioni on line) perché permette alle autorità di perseguitare i fornitori di notizie con l’accusa di ” attacco alla Repubblica Islamica”, ” insulto alla Guida Suprema, e ” diffusione di false informazioni”. Gli emendamenti che richiedono l’autorizzazione per le pubblicazioni online devono essere revocati.
- Assicurare che i cittadini iraniani abbiano accesso a Internet in maniera libera, senza censura e senza controlli. Il lancio di un “Internet Halal” mirato a imporre un apartheid digitale costituisce un pericolo per l’Iran.
- Porre fine alle azioni arbitrarie e alle impunità. Gli assassini dei giornalisti dissidenti devono essere puniti. Sono incluse le morti di Ebrahim Zalzadeh, Majid Charif, Mohammed Mokhtari, Mohammed Jafar Pouyandeh e Pirouz Davani,tutti messi a morte dagli agenti del ministero dell’Intelligence e della Sicurezza Nazionale nel novembre e nel dicembre del 1988.Includono anche le morti in carcere di Zahra Kazemi (2003), Ayfer Serçe (2006), il giovane blogger Omidreza Mirsayafi, del giornalista Hoda Saber, dell’attivista per i diritti delle donne Haleh Sahabi (2012) e Sattar Beheshti (2012).Quelli che hanno ordinato e portato a termine questi crimini devono essere processati.
Fonte: Reporter Senza Frontiere
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