La moglie del noto avvocato Mohammad Seifzadeh, che è in prigione dall’aprile del 2011 per il suo lavoro in difesa dei diritti umani e dei prigionieri politici in Iran, lancia un appello alle autorità iraniane per il rilascio del marito, per motivi umanitari, dalla prigione Rajai Shahr, in considerazione delle gravi condizioni di salute in cui versa.
“ Con l’approvazione del medico legale, (Organizzazione Medicina Legale), Mohammad è stato trasferito per essere visitato da diversi medici, tra cui un cardiologo, uno pneumologo e un ortopedico. Gli esami non sono ancora terminati, ma noi speriamo che il medico legale e il procuratore di Teheran approvino il rilascio anticipato a causa delle sue condizioni fisiche e delle sua età avanzata”, ha detto la moglie, Fatemeh Golzar, a International Campaign for Human Rights in Iran.
“Oltre ai problemi al cuore, polmone e reni, Mohammad Seifzadeh, 67 anni, soffre anche di dolore agli arti, al collo e alla schiena”, ha aggiunto la moglie.
A ottobre del 2010, Mohammad Seifzadeh, tra i fondatori di Defenders of Human Rights Center, è stato condannato a nove anni di detenzione e al divieto, per dieci anni, di svolgere la sua professione di avvocato con l’accusa di “agire contro la sicurezza nazionale attraverso l’organizzazione Defenders of Human Rights Center”. E’ stato arrestato nell’aprile del 2011 nella città di Orumiyeh con l’accusa di voler lasciare il paese illegalmente, creando così una secondo processo contro di lui. Una corte d’appello ha ridotto la condanna rispetto al primo caso a due anni di prigione (pena scontata fino al 25 marzo 2013). Tuttavia, mentre era in prigione, Seifzadeh è stato accusato “di assembla e collusione contro la sicurezza nazionale” per aver scritto delle lettere critiche e aver firmato numerose dichiarazioni di gruppo. Si è aperto così un terzo processo a suo carico.
Si sono tenute quattro udienze per rivedere queste accuse, ma Seifzadeh non si è mai presentato per difendersi, perché non ritiene che il Tribunale Rivoluzionario sia qualificato per giudicare il suo caso. A marzo del 2013, il tribunale ha annunciato l’aggiunta di sei anni di prigione per le accuse relative al terzo processo, ma la corte d’appello non ha ancora emesso la sentenza definitiva.
Fonte: International Campaign for Human Rights in Iran