E’ stato richiamato in prigione dopo un breve permesso per ragioni di salute. Reza Shahabi, una delle figure di spicco del movimento dei lavoratori in Iran, già tesoriere e membro del consiglio direttivo del sindacato dei conducenti di autobus del distretto di Teheran, era detenuto nella sezione di 350 del carcere di Evin per ragioni legate all’esercizio della sua attività di sindacalista (in Iran i sindacati indipendenti sono illegali) e nel gennaio scorso era stato rilasciato temporaneamente per motivi medici. Un provvedimento che era giunto dopo un lungo sciopero della fame di Shahabi e dopo proteste e pressioni di numerose organizzazioni internazionali.
Il sindacalista e prigioniero politico, nel maggio 2012, era infatti stato sottoposto, presso l’Ospedale Imam Khomeini, a un intervento alla spina dorsale, dopo il quale, contro le raccomandazioni dei medici che gli avevano prescritto tre mesi di riposo assoluto, era stato rispedito in cella nel giro di pochi giorni. I familiari hanno più volte raccontato alle Ong che Shahabi soffre di frequenti sbalzi di pressione, epistassi, perdita di sensibilità alle dita delle mani e dei piedi. Il 15 dicembre 2012 Shahabi era stato condotto in ospedale per una serie di esami medici, tra cui una risonanza magnetica. Ma la guardia che lo scortava lo aveva portato via prima che gli esami avessero luogo, oltretutto minacciandolo di percosse nel caso in cui avesse opposto resistenza. A quel punto Shahabi, per protestare contro le autorità, aveva deciso di sospendere l’assunzione delle abituali medicine e, due giorni dopo, era entrato in sciopero della fame. A gennaio sembrava che finalmente la situazione si fosse sbloccata, con la decisione di rilasciarlo temporaneamente per consentirgli di curarsi fuori dal carcere. Ma il congedo medico è ora giunto al termine e ieri, lunedì 15 aprile, Shahabi è tornato a Evin.
Reza Shahabi sta scontando una pena a 6 anni di detenzione: 1 per “propaganda contro il regime”, 5 per “cospirazione contro la sicurezza nazionale”. E’ stato anche condannato al divieto di esercitare per 5 anni qualsiasi attività sociale e sindacale. La condanna è stata emessa dalla sezione 15 del Tribunale rivoluzionario, giudice Salavati.