Il 26 ottobre scorso, secondo vari siti web condotti dalle autorità iraniane, 16 prigionieri condannati di Moharebeh (o inimicizia verso Dio) e terrorismo sono stati uccisi nella prigione di Zâhedân (sud-est dell’Iran).
Dichiarazioni del Pubblico Ministero della Provincia di Baluchestan riportano che i 16 prigionieri erano componenti di gruppi terroristi. Secondo “Afkarnews” altro sito web gestito dal Governo, i prigionieri erano componenti di “Jeish Al-Adl”. Sono ritenuti appartenere all’etnia Sunni Muslims of Baluchi. Nessuno dei prigionieri è stato identificato col nome.
Esistono anche delle informazioni non ufficiali sulla condanna a morte del prigioniero politico curdo “Habibollah Golparipour”. Secondo queste fonti Golparipour è stato mandato a morte la mattina presto del 26 ottobre. Iran Human Rights (IHR) il giorno prima aveva ricevuto un’informativa riguardo il trasferimento di Golparipour dalla prigione di Urmia a una destinazione sconosciuta. Il 15 marzo del 2009 Habibollah Golparipour era stato condannato a morte dalla corte di Mahabad (nella provincia del Western Azerbaijan) dopo un processo di pochi minuti. La condanna era stata di “essere nemico di Dio” e membro di un gruppo dissidente curdo.
IHR si è dichiarata preoccupata per il rischio imminente di altre condanne a morte per almeno 4 prigionieri di coscienza di etnia Sunni Mulslims Kurdish che sono attualmente incarcerati nella prigione di Ghezel Hesar (vicino Tehran).
C’è anche una grossa preoccupazione che altri due prigionieri politici curdi nel braccio della morte, Zanyar and Loghman Moradi, possano essere a rischio di pena capitale.
Tutti questi prigionieri sono stati condannati a morte per inimicizia verso Dio.
Tutti questi prigionieri sono stati sottoposti a tortura, confessioni forzate e condannati da processi fasulli.
IHR chiede che la comunità internazionale condanni le esecuzioni del 26 ottobre e reagisca all’onda di esecuzioni in Iran. Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di IHR ha dichiarato: “Il silenzio della comunità internazionale da un segnale sbagliato al regime iraniano e siamo molto preoccupati che nuovi prigionieri possano essere mandati a morte nel prossimo futuro. La comunità internazionale deve agire ora”.