Lunedì 27 maggio agenti del governo iraniano hanno chiuso la più grande chiesa Pentecostale con rito in lingua farsi. Appena una settimana prima uno dei suoi pastori era stato arrestato e portato via proprio durante lo svolgimento del servizio religioso.
La chiusura della chiesa delle Assemblee Centrali di Dio a Teheran è solo il caso più recente della repressione contro la minoranza cristiana in Iran, proprio mentre si avvicinano le elezioni presidenziali del 14 giugno. Le autorità sembrano particolarmente diffidenti nei confronti dei gruppi che ritengono potenzialmente pericolosi per la loro base di consenso, e tra questi ci sono le varie chiese cristiane.
“Questi avvenimenti appaiono un tentativo di impedire che i servizi religiosi possano svolgersi in lingua fars, cioè nella lingua parlata dalla maggioranza degli iraniani”, ha detto George Wood, sovrintendente generale delle Assemblee Centrali di Dio negli Stati Uniti. “I servizi sono ammessi in lingua armena, una lingua minoritaria che moltissimi iraniani non parlano e nemmeno capiscono.”
Il 21 maggio scorso le autorità hanno catturato il Pastore Robert Asserian mentre celebrava la liturgia, e non hanno detto ai fedeli dove veniva portato.
“Prima di recarsi nella chiesa, gli agenti hanno fatto irruzione nella casa del Pastore Asserian, dove hanno sequestrato un computer e vari libri”, dice Wood. “Poi hanno trovato il Pastore Asserian nella chiesa mentre conduceva la funzione religiosa, lo hanno arrestato e hanno annunciato l’imminente chiusura della chiesa.”
I gruppi cristiani temono una ulteriore erosione di quel po’ di tolleranza religiosa esistente in Iran. Alcuni stimano il numero di iraniani cristiani (molti dei quali convertiti dall’Islam) in circa 100mila unità, in una nazione che conta 75 milioni di abitanti.
Per diversi mesi ha tenuto banco la vicenda del Pastore Saeed Abedini. Cristiano evangelico dell’Idaho, Abedini in estate fece un viaggio nel suo paese natale per collaborare alla costruzione di un orfanotrofio laico, ma venne arrestato con l’accusa di presunta evangelizzazione ed è stato condannato a 8 anni di detenzione nella malfamata prigione di Evin.
A gennaio, dopo le proteste di tutto il mondo, un tribunale iraniano rimise in libertà un altro pastore cristiano, Yousef Nadarkhani. Quest’ultimo aveva scontato 3 anni di carcere ed era stato condannato a morte per apostasia (cioè per essersi convertito dall’Islam) e per avere svolto attività di evangelizzazione. Ma il tribunale ha poi ridimensionato la sua condanna e lo ha rilasciato.
Tra gli altri pastori cristiani la cui reclusione nelle prigioni iraniane è nota, ci sono Behnam Irani, detenuto nel carcere di Ghezel Hesar a Karaj, uno dei penitenziari più duri di tutto il paese.
“E’ stato condannato a 5 anni di prigione per la sua attività di cristiano”, ha detto Jason DeMars, del gruppo Present Truth Ministries.
I cristiani iraniani temono una condanna a morte per apostasia nei confronti di Irani, a quanto ha affermato Firouz Khandjani, membro dello stesso gruppo al quale appartiene in Pastore Irani.
Fonte: Fox News