A decine di negozi Baha’i nella città di Rafsanjani, Kerman, Sari e Hamadan sono stati messi i sigilli dalle autorità governative nel tentativo di fare pressione sulla comunità Baha’i, per costringerla a non rispettare i giorni santi previsti dalla loro religione.
I negozi, per la maggior parte piccole imprese che offrono servizi come la riparazione di elettrodomestici, la vendita di pezzi di ricambio per auto o di abbigliamento, sono stati sigillati nei mesi di aprile e maggio quando i titolari hanno chiuso gli esercizi in osservanza dei giorni santi previsti dal loro culto.
In seguito a queste chiusure, le autorità iraniane hanno detto ad alcuni commercianti che se non avessero firmato un accordo per la chiusura solo nei giorni di festa riconosciuti a livello nazionale, le loro licenze sarebbero state revocate e le loro attività chiuse per sempre.
“Questo recente tentativo delle autorità iraniane di impedire ai commercianti della comunità Baha’i di osservare i giorni santi della loro religione poche volte all’anno è un atto contro le leggi dello stato iraniano e viola le norme sui diritti umani”, ha affermato Diane Ala’i, rappresentate della comunità internazionale Baha’i presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra.
“Queste piccole imprese sono praticamente l’unica fonte di sussistenza lasciata alla comunità Baha’i e alle loro famiglie in Iran”, ha aggiunto Ala’i. “Ai Baha’i è stata vietata ogni attività di governo e altre attività del settore privato subiscono spesso pressioni affinché chiudano”.
A molti di questi stessi negozi sono stati messi i sigilli dalle autorità lo scorso ottobre, quando almeno 80 esercizi hanno chiuso temporaneamente in osservanza dei giorni santi per la religione Baha’i. Dopo numerosi appelli che hanno avuto un’eco anche a livello internazionale, i negozi sono stati autorizzati a riaprire. Queste azioni sono state riportate nel rapporto annuale 2015 dell’Intergruppo sulla Libertà di religione o credo e sulla la Tolleranza religiosa del Parlamento Europeo intitolato Lo stato della libertà di religione o di credo.
“I recenti sviluppi portano le persecuzioni contro i Baha’i in Iran completamente a un nuovo livello, perché i Baha’i non hanno intenzione di fare proselitismo attraverso la chiusura dei loro negozi – ha affermato Ala’i – Desiderano semplicemente esercitare il loro diritto alla libertà di culto”.
“E’ del tutto evidente che il governo è impegnato in un tentativo continuo di rendere invisibile il popolo Baha’i cercando di eliminare tutti gli aspetti della loro esistenza”, continua Ala’i.
Ai Baha’i è ufficialmente impedito di lavorare in determinati settori. Nel 2007, l’ufficio di Supervisione dei Luoghi Pubblici ha inviato una lettera alla polizia di tutto il Paese dicendo che i Baha’i dovevano essere espulsi da ogni “attività ad alto reddito” e dalle categorie “sensibili”, come il settore della stampa, le gioiellerie, la fotografia, le attività relative all’uso dei pc e di internet e anche dall’industria del cibo.
Inoltre, i piccoli negozi gestiti dai Baha’i non sono solo stati sottoposti di frequente alla chiusura da parte degli agenti del governo, ma hanno subito anche incendi dolosi e altri attacchi, perpetrati in un atmosfera in cui l’odio contro la comunità Baha’i è stato incitato con una campagna mediatica a livello nazionale, come è stato documentato in precedenza.
Fonte: Baha’i World News Service