Haj Ali Chilan, un uomo di 103 anni, sta attualmente scontando una condanna a 8 anni di prigione nel carcere di Maku, con l’accusa di aver “cooperato con il PJAK (Partito per la vita libera del Kurdistan). Chilan, proveniente dal villaggio di Zolka, vicino Maku, è in condizioni fisiche precarie e semi cieco a causa dell’età avanzata.
Secondo alcuni attivisti per i diritti umani, nel 2005 forze dell’Intelligence di Maku hanno arrestato Haj, suo figlio Hassan, Mohamad e Abdollah Omarpour – due fratelli – e Saeed Ahooz. I prigionieri hanno passato 45 giorni nel centro di detenzione dell’Intelligence di Maku, dove sono stati interrogati e sottoposti a torture fisiche e psicologiche per ottenere delle confessioni forzate. Il gruppo è stato poi trasferito nel carcere di Maku.
Secondo il sito International Campaign for Human Rights in Iran, l’accusa ufficiale è “cooperazione col membri del partito PJAK nell’omicidio di un addetto delle forze di sicurezza locali”. La sola prova fornita durante il processo è il reclamo presentato dalla famiglia della vittima. Nel corso delle udienze, non ci sono state altre testimonianze o confessioni. Haj Ali Chilan è stato condannato a 8 anni di carcere, Hassan Chilan e Mohammed Omarpour a 29 anni, Abdollah Omarpour a 23 anni e Saeed Ahooz a 4 anni.
Dopo due anni, Chilan è stato rilasciato per motivi di età e per la sua conclamata impossibilità di vivere le condizioni carcerarie. Tuttavia, il 28 gennaio, le forze di sicurezza lo hanno nuovamente arrestato e riportato nel penitenziario di Maku per scontare il resto della sua condanna.