Dopo cinque mesi senza alcuna informazioni su dove si trovi Saman Naseem, alcune notizie dico che Saman potrebbe essere ancora vivo. La famiglia del giovane ha riferito alle fonti di Iran Human Rights di aver parlato con lui per la prima volta da quando Saman è stato trasferito dalla sua prigione nel febbraio del 2015. La conversazione telefonica sarebbe avvenuta pochi giorni fa.
Saman Naseem è stato condannato a morte nell’aprile del 2013 da un tribunale penale di Mahabad, provincia ad ovest dell’Azerbaijan, per “comportamento ostile a dio” (moharebeh) e per “corruzione sulla terra” a causa della sua appartenenza al gruppo armato curdo di opposizione PJAK, e per aver preso parte ad attività armate contro le Guardie Rivoluzionarie. La condanna a morte è stato confermata dalla Corte Suprema nel dicembre del 2013. All’epoca dell’arresto Saman aveva 17 anni.
Saman Naseem era stato trasferito insieme a cinque prigionieri di coscienza dal braccio della morte della sua prigione in un luogo sconosciuto, il 18 febbraio 2015.
Numerose fonti non ufficiali, alcune citando la famiglia del ragazzo, hanno riferito dell’esecuzione di Saman pochi giorni dopo il suo trasferimento. Numerosi gruppi per i diritti umani hanno condannato la messa a morte di Saman. La sua famiglia non ha avuto alcuna risposta dalle autorità su dove si trovasse.
Diverse fonti hanno informato Iran Human Rights che Saman Naseem sarebbe ancora vivo, ma al momento ci sono solo conferme non ufficiali a queste notizie. Non è dato sapere se la condanna di Saman è stata riconsiderato o no.
Secondo quanto viene riportato, dopo essere stato arrestato nel 2013 Saman Naseem non ha potuto incontrare il suo avvocato durante le prime indagini, e stando a quanto riferisce in una lettera scritta dalla prigione, il ragazzo è stato torturato: amputazione di un dito e sradicamento delle unghie dei piedi e sospensione a testa in giù per diverse ore.
Nella lettera Saman ha detto: “Durante i primi giorni, il livello delle torture è stato così grave da non permettermi di camminare. Il mio corpo era interamente nero e blu. Mi hanno tenuto appeso alle mani e ai piedi per ore. Per tutta la durate degli interrogatori e delle torture sono stato bendato in modo da non vedere in faccia gli ufficiali che mi hanno interrogato e inflitto torture”.
Fonte: Iran Human Rights