Pochi giorni fa è stato il compleanno di Mahsa Amrabadi, giornalista e prigioniera di coscienza nel carcere di Evin (Teheran), dove sta scontando una pena a due anni di detenzione. Suo marito Masoud Bastani, anche lui giornalista, e anche lui prigioniero di coscienza, è detenuto nel carcere di Rajai Shahr (Karaj) dove sconta una pena a 6 anni. Da lì ha scritto alla moglie una lettera di auguri.
E’ una situazione singolare, ma rappresenta bene la realtà iraniana di questi anni, quella di un marito che invia alla moglie una lettera scritta da una prigione e idealmente indirizzata ad un’altra prigione. Ancora più singolare è che la lettera venga scritta durante la finale degli Europei di calcio. Mentre Spagna e Italia si contendono il trofeo, e la partita monopolizza l’attenzione dei detenuti, Masoud scrive il suo amore e la sua nostalgia per Mahsa.
Il 29 giugno, alla vigilia del compleanno di Mahsa, e in assenza di lei e di Masoud da casa, i loro amici si sono radunati nell’appartamento della coppia per parlare di loro, ricordarli, festeggiare Mahsa da lontano. Le feste di compleanno “in assenza” sono – anche questa – un’altra triste realtà dell’Iran di questi anni. Dal 2009 a oggi le foto di torte augurali, talvolta portate fin davanti alla prigione, ma prive del festeggiato che spenga le candeline, sono apparse spesso.
Masoud Bastani fu arrestato il 6 luglio 2009. Era andato a chiedere informazioni proprio sul conto della moglie, che era stata arrestata poche settimane prima. Non è più uscito dal carcere, se non quando lo hanno trasferito, alla fine del 2009, da quello di Evin a quello di Rajai Shar. Mahsa Amrabadi fu rilasciata dopo un mese e mezzo di prigionia su cauzione. Riarrestata il 1° marzo 2010 per pochi giorni (nuovo rilascio e nuova cauzione), l’11 maggio 2012 è stata riconvocata a Evin per scontare una pena a due anni di detenzione, confermata in appello e divenuta perciò definitiva.
Marito e moglie, entrambi giornalisti, entrambi prigionieri di coscienza, senza nemmeno il conforto di essere detenuti nello stesso carcere e di potersi incontrare di tanto in tanto.
Questo il testo della lettera di Masoud a Mahsa:
Vado a lavare i piatti durante gli ultimi dieci minuti della partita. Stasera è il mio turno.
La nostra cena fornita dal governo è Adasi (zuppa di lenticchie) che abbiamo “arricchito”. L’Adasi del carcere è un miscuglio di sole acqua e lenticchie, ma noi aggiungiamo salsa di pomodoro, pepe e succo di limone per renderla più commestibile. Due volte a settimana prepariamo questa cena.
Non c’è nessuno nel bagno o vicino al lavandino in cui lavo i piatti: tutti sono seduti a guardare la finale degli Europei di calcio.
Spagna e Italia stanno giocando gli ultimi minuti della partita e, mentre lavo i piatti, io penso a come devo cominciare la lettera di buon compleanno per la mia Mahsa.
Devo scrivere una lettera d’amore. Parole che vorrebbero dimostrare l’enorme pena della separazione, e quanto profondamente lei mi manca. Una lettera che vorrebbe riflettere i durissimi momenti di questi giorni. Non so nemmeno perché scrivere questa lettera mi richieda così tanto tempo. Una lettera che dovrebbe parlare del mio amore dietro queste sbarre e dietro queste mura.
Devo scrivere… Devo scrivere.
Ti perdo ogni giorno, ma ti ritrovo ogni notte.
In questo modo, rendo belli i miei sogni ogni notte.
Vorrei strillare, ma nella mia solitudine,
Senza alcuna difficoltà, come sussurro ogni notte alle pareti.
Ciao, moglie mia adorata,
mia cara Mahsa, buon compleanno!
In questi giorni, forse la sola parte che mi tocca del tuo compleanno sono queste lettere che hanno il ruolo di “Mio sussurro notturno d’amore alle pareti”. Sembra come se io mi sia abituato a scrivere la mia pena e la mia angoscia su un pezzo di carta e ad affidarlo al vento. Perciò, forse, almeno, queste parole scritte con il cuore possono essere le mie confidenti e darmi pazienza contro il grande dolore di questi momenti.
Gli psicologi chiamano DPTS (disturbo post-traumatico da stress) un disturbo causato da lunghi periodi di separazione, e le ricerche hanno dimostrato che questo disturbo è più diffuso tra i soldati in tempo di guerra, i prigionieri e i sopravvissuti a catastrofi naturali. Il sintomo più importante del DPTS è la sconnessione di una persona dai suoi sentimenti intimi, l’incapacità di resistere, e lo svolgimento di azioni ripetitive. Ma il mio più grande timore è che questo disturbo possa farmi perdere il sentimento di nostalgia che ho per te. Ora, forse, questa lettera potrà aiutarmi a placare questo dolore. Credimi: questa lettera, oggi, la scrivo per prolungare quello stesso sentimento di nostalgia che si ripete con l’odore del tuo profumo sui miei vestiti.
Ricordi? Durante questi ultimi tre anni, ogni volta che mi mandavi dei vestiti, li impregnavi con il profumo che io, ogni anno, cercavo in Sohrevardi Street e ti regalavo per il tuo compleanno il 2 luglio. Ora questi vestiti hanno attraversato queste spesse mura e profumano il mio spazio personale qui dentro. Li nascondo sotto il cuscino ogni notte, così che possa profumare le mie notti con il ricordo di te.
La partita è finita e tutti sono lì, entusiasti, a guardare la premiazione dei Campionati europei, e io sono ancora qui a lavare piatti.
Dovrei scrivere una lettera pena di felicità per il suo compleanno, una nascita in estate che mi ricorda la primavera. Ma non ci riesco. Mia Signora sempre paziente, ho letto di recente in un libro che il rosso è il colore dell’amore, il blu quello della fedeltà, il verde quello della speranza. Ma vorrei che tu potessi scrivermi per dirmi qual è il colore della pazienza, perché in questi giorni, più di ogni altra cosa, è quello il colore di cui ho bisogno.
Tutti sono eccitati e festeggiano la finale degli Europei. Ma a me, in questo giorno, succede di pensare all’embargo sul petrolio iraniano. Mia cara Mahsa, non riesco a scrivere altro che una lettera triste. Le notizie sulla lettera di Narges [Mohammadi] dalla prigione, e il pensiero dei piccoli Ali e Kiana [i due gemelli di Narges Mohammadi] nella stanza delle visite, mi fanno soffocare. Ricordo ancora i volti innocenti dei figli di Nasrin [Sotoudeh] tra le braccia della madre, e l’ultima visita di Bahareh [Hedayat], quando cercò riparo in un parco per tenere l’incontro di Advare Tahkim Vahdat [l'associazione degli ex-studenti riformisti]. Adesso tu, vicina a Bahareh e Nasrin, stai provando lo stesso dolore di cui tante volte hai parlato e scritto.
Mia signora sempre paziente, non riesco a scrivere di felicità mentre Bahman [Ahmadi Amouee] si trova in isolamento e sento parlare della pena di sua moglie Jila. Ed è così difficile, per me, ricordare quante volte, nel corso degli ultimi tre anni, ho visto i tuoi occhi pieni di lacrime al di là del vetro della stanza delle visite nella prigione di Rajai Shahr, e non posso dimenticare che questi giorni sono l’anniversario per molte madri che sono diventate madri in lutto, e che ancora vestono di nero per il dolore dei cari che hanno perduto.
Anche quest’anno, proprio come nel 2009, sei costretta a trascorrere il tuo compleanno in prigione e, come è successo negli ultimi tre anni, io sono privato della possibilità di essere al tuo fianco. Ma, per lo meno, prima ero contento di poterti vedere da dietro le sbarre e attraverso la sporca finestrona della stanza delle visite. Ora ci è stato sottratto anche questo.
Come posso scrivere di felicità quando loro [i governanti] arricchiscono l’uranio e la nostra parte di questo programma di arricchimento è una zuppa di lenticchie in prigione? Forse le sanzioni cominceranno ad avere effetto domani e ciò che ne verrà alla gente saranno difficoltà e traversie che loro [i governanti], in questi giorni, teorizzano come “perseveranza economica.”
Qualche volta penso: di che cosa sei colpevole? Di essere stata coerente con gli ideali a cui hai deciso di dedicarti? Di provare nostalgia e desiderio per l’amore che è sbocciato nel tuo cuore? Della tua costanza nello svolgere i tuoi doveri, come richiesto dalla professione di giornalista? E dove tutto ciò avrà un termine?
Ricordi quel giorni in cui tu dicesti che volevi fare gli auguri per la Giornata internazionale del giornalismo a tutti i giornalisti in prigione? A Bahman, Farshad, Mazdak e Nazanin? Ricordi che io tremavo e parlavo di esitare? La tua sola risposta, allora, è stata: “Come potrei rimanere in silenzio?”
Masha, durante tutti questi anni, in ricordo di tutte le notti in cui abbiamo osservato insieme la luna, io ho guardato il cielo da dietro le sbarre sia a Evin che a Rajai Shahr, sforzandomi di scorgere la luna dalle finestrelle della mia cella. Adesso, ormai, non riesco nemmeno più a sopportare di guardare il cielo o la luna.
Lo so, l’andamento disordinato di questa lettera somiglia al mio stato mentale di questi giorni: esausto. Sebbene io stia ancora pazientemente aspettando l’arrivo della primavera, e che tu mi scriva per dirmi che colore ha la pazienza.
Moglie mia, buon compleanno.
Masoud